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Comune di Sciacca

Ortopedico in pensione disponibile a tornare al Giovanni Paolo II. Agrigento gli dice no, eppure Trapani è disponibile

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È finita anche sul tavolo del sindaco Francesca Valenti la questione riguardante il “muro di gomma” opposto dagli uffici dell’Asp di Agrigento alla disponibilità offerta da un esperto medico ortopedico saccense, da qualche anno in pensione, di ritornare in corsia (e in sala operatoria) ancorché con un contratto a tempo determinato. Si tratta di un professionista con, alle spalle, 31 anni di servizio (anche con importanti compiti di coordinamento) all’ospedale di Sciacca, in un reparto che, oggi, sconta una drammatica carenza di personale, impedendo, di fatto, a questa parte di sanità pubblica saccense, di potere fronteggiare in maniera adeguata la richiesta di assistenza che proviene dal territorio. La disponibilità del medico a tornare al lavoro si è inserita nell’ambito di un bando “urgente” che fu uno degli ultimi provvedimenti firmati da Salvatore Lucio Ficarra prima di essere trasferito, cedendo il suo posto al commissario straordinario Gervasio Venuti. Affidamento di un incarico a tempo determinato al medico saccense che, però, al culmine di una trattativa in qualche fase dai contorni grotteschi (i responsabili degli uffici hanno ricevuto il medico per un colloquio non avendo nemmeno letto il suo curriculum) gli è stato negato. Eppure l’Asp di Trapani aveva dato la propria disponibilità ad assumere questo professionista, destinandolo all’ospedale di Marsala per un incarico che, alla fine, il medico, ringraziando, ha ritenuto di non dovere accettare. Non risulta che da Agrigento a Trapani le leggi siano diverse, per cui una norma da una parte sia ostativa e dall’altra non lo sia più. Per il medico in questione, che si è rivolto al Tribunale dei diritti del malato ma anche, come detto, al sindaco Valenti, questa vicenda è uno dei tanti simboli del presunto disinteresse dell’Asp di Agrigento nei confronti dell’ospedale di Sciacca, sempre più abbandonato a se stesso, come dimostra la stessa recente decisione dell’oncologo Domenico Santangelo di dire basta a 13 anni di contratti a tempo determinato e di scegliere l’assunzione definitiva nella lontanissima Caltagirone. L’ortopedico ha fatto di questa vicenda una questione di principio, e ha anche deciso di rivolgersi ad un legale da cui farsi rappresentare. Anche perché teme, in buona sostanza, che il Giovanni Paolo II sia in una fase discendente, una condizione per scongiurare la quale non si sta facendo nulla, come dimostra la sua vicenda personale.

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