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“Mani e manuzzi” col nipotino allo stadio a tifare verdenero, il racconto della domenica sportiva di Pippo Graffeo

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Riceviamo e pubblichiamo il racconto della giornata sportiva vissuta ieri da Pippo Graffeo, attore e copionista saccense,  allo stadio comunale “Luigi Gurrera” per assistere alla partita casalinga Unitas Sciacca -Colomba Bianca. Una domenica contrassegnata dal ritorno “in campo” del pubblico saccense allo stadio comunale tra i ricordi d’infanzia di Pippo Graffeo bambino  e la gioia di accompagnare adesso il proprio nipotino a vedere una partita di pallone. 

“Certo non è stata una gran bella partita, ma è stata una meravigliosa giornata. Tutti ci siamo presentati al “Gurrera” in pompa magna. Vi era il pubblico delle grandi occasioni. Vi erano i bimbi delle scuole calcio che facevano passerella sorridendo agli spettatori festanti. Vi erano le bandierine nero-verdi in mano a vecchi e bambini che sventolavano al vento e poi vi erano persino gli ultras che rumoreggiavano intonando canti e cori degni delle migliori squadre di  serie A. La formazione dello Sciacca si è presentata, alla grande, per prima, sul rettangolo di giuoco. La delusione è stata cocente quando abbiamo visto la squadra avversaria entrare in campo: undici ragazzotti improvvisati, emozionati e goffi.  Alcuni mostravano orgogliosi la pancetta ed il culo grosso, altri erano talmente piccoli di statura da non superare la bandierina del calcio d’angolo. Ci siamo sentiti come il pubblico che, convinto di assistere al grande concerto di Madonna,  si ritrova sul palcoscenico una sgangherata Nilla Pizzi che canta a squarciagola “Vola colomba bianca vola…”

La squadra avversaria si chiama proprio “Colomba bianca” e chi ha coniato quel nome ne ha segnato il destino di perdente. La partita è finita 9 a 0 per lo Sciacca, questo risultato è prova concreta del fatto che quello che ho detto sopra è pura verità .

La cosa più bella di questa partita è stata la presenza del mio nipotino Daniele. Ho rivisto, quando lo conducevo “mani e manuzzi” verso la tribuna, l’immagine mia e di mio padre. Lui mi portava al vecchio stadio Agatocle a vedere lo Sciacca. Quel vecchio e ormai dismesso campo sportivo ha segnato la mia fanciullezza. Allora si viveva di “pane ed Agatocle”, si passavano intere giornate ad assistere agli allenamenti dei nostri magnifici giocatori e poi, la domenica, si consumava il momento magico.  Mio padre era un pescatore di sardine e, come tutti i “cianciolari”,  quando lo Sciacca giocava in casa,  posticipava la partenza della barca al termine della partita. Quando si vinceva si affrontava il viaggio verso il mare con il sorriso in faccia e un “panareddu” pieno di speranza.

L’Agatocle, di domenica, diveniva un luogo di festa. Si riempiva fino all’inverosimile. Dottori e scalmanati si abbracciavano sotto un’unica bandiera nero verde. Le corna dell’arbitro assumevano forme e sembianze diverse e si prestavano alla creatività di urlatori seriali.  La voce forte e rauca di “Don Turiddu” che  annunciava “una broscia cinquanta” diveniva violino mozartiano le cui note magiche facevano vivere un sogno infinito.

Anche ieri lo stadio Gurrera era stracolmo di gente festosa. Vi erano bambini ed anziani, disoccupati e professori. Vi era il Sindaco in maglia nero verde. Vi erano assessori neo-nominati ed assessori neo-trombati. Vi era la gioia di essere saccensi e di tifare tutti per stessa bandiera. Vi era un popolo sincero, gioioso ed onesto che ha bisogno di riabbracciarsi e di tornare allegro, sorridente e vincente.

FORZA SCIACCA”

PIPPO GRAFFEO

(Nello scatto Pippo Graffeo col nipotino Daniele)

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