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Licenziamento per giusta causa anche per fatti precedenti all’assunzione: la Cassazione conferma

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Con la recente sentenza n. 4227/2025, la Corte di Cassazione ha stabilito che il licenziamento per giusta causa può essere giustificato anche da comportamenti gravi commessi prima dell’assunzione, se scoperti successivamente e tali da compromettere il rapporto fiduciario tra lavoratore e datore di lavoro.

Fiducia nel rapporto di lavoro: un principio fondamentale

Alla base di ogni contratto di lavoro vi è un elemento imprescindibile: la fiducia. Le aziende affidano incarichi e responsabilità solo a chi dimostra correttezza, diligenza e lealtà. Se questa fiducia viene tradita, anche da comportamenti pregressi, il contratto può essere legittimamente interrotto.

Il caso: il postino e i 7.000 pacchi mai consegnati

La vicenda giudiziaria ha riguardato un portalettere che, anni dopo essere stato riassunto dalla stessa azienda, è stato trovato in possesso di oltre 7.000 lettere e pacchi non consegnati durante un precedente impiego. Le buste, alcune contenenti atti giudiziari, erano state occultate presso la sua abitazione. La scoperta ha fatto scattare il licenziamento per giusta causa, sebbene i fatti fossero riferiti al primo rapporto di lavoro, ormai concluso.

La difesa del lavoratore e il verdetto della Cassazione

Il dipendente ha impugnato il licenziamento, sostenendo che le omissioni erano antecedenti all’assunzione e causate da uno stato di stress. Dopo un primo accoglimento da parte del tribunale, la Corte d’Appello ha ribaltato il verdetto. La Cassazione ha confermato: la gravità dei comportamenti e la perdita della fiducia giustificano il recesso.

La giurisprudenza: il comportamento pregresso conta, se compromette la fiducia

Secondo gli Ermellini, non conta il quando, ma il cosa e come: se un fatto, anche antecedente, viene scoperto dopo e dimostra una condotta dolosa, grave e incompatibile con il ruolo, il datore può procedere con il licenziamento.

Lo stress non giustifica gravi inadempienze

La Cassazione ha sottolineato che eventuali problemi psicologici o personali devono essere gestiti attraverso gli strumenti previsti dalla legge (malattia, permessi). In assenza di comunicazioni o richieste ufficiali, non possono giustificare comportamenti scorretti reiterati.

Implicazioni per aziende e lavoratori

La sentenza rafforza il principio secondo cui la fiducia è centrale nel contratto di lavoro. Il datore può agire anche in caso di fatti pregressi, purché siano emersi successivamente e abbiano conseguenze rilevanti sull’idoneità del lavoratore. Un monito importante per i dipendenti: le azioni del passato possono avere effetti anche dopo l’assunzione.

Giacomo Cascio
Giacomo Cascio
CEO Blue Owl s.r.l. agency - Editore Risoluto.it

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