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Concorsi pubblici, come impugnare l’esito e invalidare le prove: le nuove regole stabilite dal Consiglio di Stato

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Una recente sentenza del Consiglio di Stato ha chiarito i criteri per contestare legittimamente l’esito di un concorso pubblico, con particolare attenzione alla validità delle prove, alla composizione della commissione e alla corretta verbalizzazione delle operazioni. La sentenza n. 3607 del 29 aprile 2025 stabilisce un riferimento giurisprudenziale importante per chi desidera tutelarsi in caso di presunte irregolarità.

La funzione dei verbali e l’obbligo di trasparenza

I verbali redatti dalla commissione esaminatrice hanno valore di atti pubblici e devono documentare fedelmente ogni fase del procedimento concorsuale. Ogni decisione, ogni punteggio e ogni modalità di valutazione devono essere riportati in maniera chiara e tracciabile, secondo quanto previsto dal D.P.R. n. 487/1994.

Il verbale rappresenta infatti la sintesi dell’attività della commissione ed è lo strumento principale su cui si fonda la legittimità del procedimento. In assenza di trasparenza o di verbalizzazione adeguata, è possibile ipotizzare un vizio procedurale.

I criteri di valutazione devono essere fissati prima dell’inizio delle prove

La normativa impone che le commissioni definiscano, fin dalla prima seduta, criteri e modalità di valutazione, verbalizzandoli formalmente. In particolare, i quesiti delle prove orali devono essere estratti immediatamente prima dell’inizio della prova, garantendo l’imparzialità e la casualità nella scelta.

Il Consiglio di Stato ha ribadito che il punteggio assegnato a ciascun candidato deve risultare dai verbali finali, anche se non è necessario che ogni singolo commento dei commissari sia riportato. Tuttavia, in mancanza di criteri di valutazione formalizzati e parametri oggettivi, la valutazione può risultare illegittima.

Prove a risposta multipla: necessaria l’univocità della risposta corretta

Nel caso di quiz a risposta multipla, il Consiglio ha ribadito che è obbligatorio prevedere una sola risposta oggettivamente corretta per ciascun quesito. Eventuali domande con più risposte valide o, al contrario, con nessuna risposta corretta devono essere annullate. In tali casi, la graduatoria deve essere rivista per garantire l’equità tra i partecipanti.

Conflitto di interessi nella commissione: quando può compromettere il concorso

Particolare attenzione è stata posta anche alla composizione delle commissioni esaminatrici. Il Consiglio di Stato ha precisato che non basta la mera conoscenza personale tra commissario e candidato per parlare di incompatibilità, ma vanno valutate la durata, la natura e l’intensità del rapporto professionale. Se il legame è tale da compromettere l’imparzialità, si configura un conflitto di interessi che può rendere illegittima la procedura.

Inoltre, sono rilevanti anche i conflitti di interesse potenziali, ossia quelle situazioni in cui esistono ragioni oggettive che possono far percepire una minaccia alla trasparenza e imparzialità dell’organo valutatore.

Giacomo Cascio
Giacomo Cascio
CEO Blue Owl s.r.l. agency - Editore Risoluto.it

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