Con la diffusione dei servizi digitali di pagamento, sono aumentati in modo esponenziale i casi di frode bancaria. Tra furti di carte, accessi non autorizzati all’home banking e truffe informatiche, sempre più utenti si trovano vittime di operazioni finanziarie illecite. Ma in questi casi, la banca è obbligata a risarcire il correntista? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fatto chiarezza, stabilendo un principio importante a tutela dei consumatori.
Il caso: 62.300 euro sottratti con la truffa del SIM swapping
La Corte di Cassazione si è pronunciata nei giorni scorsi su un episodio di SIM swapping, una tecnica fraudolenta sempre più diffusa. In questo schema, il truffatore ottiene un duplicato della SIM della vittima presentando documenti falsi presso un operatore telefonico. In questo modo disattiva il numero originale e, avendo accesso ai messaggi e alle notifiche, può recuperare codici OTP e credenziali bancarie.
Nel caso esaminato, la vittima ha subito un ammanco di 62.300 euro dal conto corrente, somma sottratta mediante accessi abusivi al servizio di home banking. La Cassazione ha stabilito che l’intermediario bancario è tenuto a rimborsare integralmente l’importo prelevato.
Perché la responsabilità ricade sulla banca
Secondo la Corte, la banca ha l’obbligo di adottare misure di sicurezza adeguate per proteggere le credenziali del cliente e impedire accessi illeciti da parte di terzi. Questo obbligo deriva non solo dal principio generale di diligenza previsto dall’art. 1176 del Codice Civile, ma anche dal Decreto Legislativo 11/2010, che impone agli istituti di pagamento di garantire che ogni operazione sia riconducibile in modo certo al cliente autorizzato.
Se un utente nega di aver effettuato un pagamento, spetta alla banca dimostrare che l’operazione è stata eseguita correttamente, in modo autentico e autorizzato.
Come tutelarsi in caso di frode sul conto corrente
In presenza di un accesso fraudolento al conto corrente o di operazioni non riconosciute, è fondamentale agire tempestivamente:
- Bloccare immediatamente la carta o i codici di accesso, contattando il servizio clienti della banca.
- Sporgere denuncia presso Carabinieri o Polizia, specificando ogni dettaglio utile.
- Presentare un reclamo formale alla banca, indicando tutte le transazioni contestate e allegando copia della denuncia.
Il modulo di reclamo è generalmente disponibile online sul sito dell’istituto e va inviato tramite PEC o raccomandata. La banca è tenuta a rispondere e, qualora venga accertata l’estraneità del cliente alle operazioni illecite, dovrà rimborsare le somme sottratte.
Quando il cliente rischia di non essere risarcito
Va precisato che il diritto al rimborso non è automatico. Se il correntista ha tenuto un comportamento negligente o non ha segnalato tempestivamente la frode, potrebbe essere considerato corresponsabile. In tal caso, la banca può rifiutare il risarcimento dimostrando che l’uso illecito è stato agevolato dalla condotta dell’utente.
Una sentenza che rafforza la tutela dei consumatori
La decisione della Cassazione rappresenta un ulteriore passo verso la protezione degli utenti nei confronti delle truffe bancarie digitali. Viene così ribadita la necessità, per gli istituti di credito, di mantenere standard di sicurezza sempre più elevati e di garantire sistemi efficaci per prevenire accessi abusivi ai conti online.