Pubblicare immagini dei propri figli sui social è una pratica sempre più diffusa, ma non priva di conseguenze legali. Una recente sentenza del Tribunale civile di Milano ha stabilito in modo chiaro che i genitori che condividono foto o video dei minori sono pienamente responsabili della diffusione di tali contenuti, anche in assenza di dolo.
Genitori responsabili dell’identità digitale dei figli
Il Tribunale ha ribadito che chi esercita la responsabilità genitoriale è tenuto a tutelare la riservatezza e la dignità dell’immagine del minore. Pubblicare contenuti online non è un gesto neutro: si tratta di un atto giuridico con effetti rilevanti, soprattutto in ambito privacy e trattamento dei dati personali.
La sentenza ha sottolineato che i genitori non sono semplicemente autori delle immagini, ma custodi legali delle stesse. Questo implica un obbligo di vigilanza sull’utilizzo, la conservazione e la diffusione delle fotografie dei figli.
Rischi legali in caso di pubblicazioni non autorizzate
In caso di pubblicazione impropria, i genitori possono incorrere in sanzioni civili e penali. Tra le norme rilevanti si citano:
- art. 10 e art. 2043 del Codice Civile, sul diritto all’immagine e al risarcimento del danno;
- art. 96 della Legge sul diritto d’autore, che tutela l’immagine della persona ritratta;
- art. 650 del Codice Penale, che sanziona la violazione di provvedimenti dell’autorità.
Nei casi più gravi, il comportamento potrebbe configurare trattamento illecito dei dati personali, con responsabilità anche in assenza di finalità lesive.
La condivisione delle immagini va valutata con cautela
La pronuncia non stabilisce un elenco di situazioni vietate o consentite, ma richiama il principio cardine della tutela del benessere del minore. Prima di condividere una foto, il genitore deve valutare:
- contesto e finalità della pubblicazione;
- rischi per la reputazione digitale del minore;
- possibile utilizzo improprio da parte di terzi;
- impatto sull’identità personale e psico-emotiva del figlio.
La semplice volontà affettiva o la percezione di innocuità non bastano a giustificare la diffusione.
Nessuna nuova legge, ma applicazione coerente di quelle esistenti
La sentenza dimostra che le norme attuali sono sufficienti a proteggere i minori, se applicate con attenzione. Il problema non è l’assenza di leggi, ma la necessità di una maggiore consapevolezza da parte degli adulti.
Il ruolo delle autorità e del legislatore
Il messaggio implicito del provvedimento è chiaro: non occorre sempre innovare il diritto, ma responsabilizzare i genitori sull’uso dei social e dei contenuti digitali. In un contesto in cui l’identità online è parte integrante della persona, serve un approccio prudente e rispettoso della sfera privata del minore.