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Maxi operazione antimafia ad Agrigento: 14 misure cautelari per traffico di droga e metodo mafioso

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Nuovo colpo alla criminalità organizzata agrigentina. All’alba di oggi, giovedì 1° agosto, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Agrigento, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 14 persone, già tutte destinatarie del provvedimento di fermo emesso lo scorso luglio.

Per 13 di loro si sono aperte le porte del carcere, dove in realtà erano già detenuti, mentre uno è finito agli arresti domiciliari. L’indagine – avviata nel dicembre 2024, ha permesso di ricostruire l’operatività di una fitta rete criminale che avrebbe gestito un vasto traffico di droga, con l’aggravante del metodo mafioso e l’obiettivo di rafforzare il potere di “Cosa nostra” sul territorio.

Figura chiave dell’inchiesta è James Burgio, ritenuto al vertice dell’associazione nonostante fosse già detenuto nel carcere di Augusta. Proprio dallo smartphone sequestrato a Burgio, analizzato grazie a una copia forense, è partita la ricostruzione dell’organizzazione: una struttura capillare, attiva nel traffico di cocaina e hashish, in stretto contatto con esponenti mafiosi come Pietro Capraro e Gaetano Licata, considerati rispettivamente capo e braccio destro della famiglia mafiosa di Agrigento-Villaseta.

Dalle indagini sono emersi collegamenti tra mafia e traffico di droga, ma anche numerosi episodi intimidatori nel territorio agrigentino: spari contro abitazioni e negozi, incendi di auto, estorsioni. In diversi casi, i colpi sono stati esplosi con armi da guerra, come il mitragliatore AK-47, Kalashnikov.

Tra i vari episodi documentati:

spari contro l’abitazione di un imprenditore a Porto Empedocle (settembre 2024);

incendio della sua auto (ottobre 2024) per costringerlo a pagare;

altri colpi contro negozi, veicoli e abitazioni a Raffadali, Agrigento e Porto Empedocle, tutti legati a debiti di droga o “permessi” per spacciare.

Nel corso dell’operazione del 10 luglio scorso – a cui l’odierna esecuzione cautelare fa seguito – sono stati sequestrati un fucile mitragliatore Kalashnikov con due caricatori, 16 panetti di hashish, un giubbotto antiproiettile e migliaia di munizioni.

Nonostante i colpi inferti negli anni, l’inchiesta dimostra che la mafia agrigentina è ancora operativa, radicata e dotata di mezzi e risorse, in grado di esercitare il controllo del territorio anche attraverso i suoi uomini in carcere, che continuano a impartire ordini all’esterno.

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