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Oro la corsa non si ferma e il prezzo potrebbe arrivare a 4000 dollari l’oncia pari a oltre 128 euro al grammo

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La corsa dell’oro appare tutt’altro che conclusa. Dopo aver raddoppiato il proprio valore in soli cinque anni, il metallo prezioso resta il bene rifugio per eccellenza in un mondo attraversato da instabilità politica, tensioni commerciali e fragilità economiche.

Ne sono convinti gli analisti di UBS che, nell’ultima edizione della House View – Daily Europe, hanno alzato il target sul prezzo dell’oro a 3.700 dollari entro giugno 2026 (circa 119 dollari al grammo), contro i 3.500 stimati in precedenza (circa 112 dollari al grammo) e i 3.334,52 dollari l’oncia (circa 107 dollari al grammo) intorno ai quali si aggirano le quotazioni in mattinata.

Ma non basta. In caso di deterioramento delle condizioni geopolitiche o di una nuova crisi economica, UBS non esclude uno scenario “risk-on” in cui l’oro possa spingersi fino a 4.000 dollari l’oncia (circa 129 dollari al grammo).


Le stime di UBS

Secondo la casa d’affari elvetica, dopo il rally dei primi mesi del 2025 – culminato ad aprile con il nuovo massimo storico oltre i 3.450 dollari l’oncia (circa 111 dollari al grammo) – il metallo giallo ha rallentato, oscillando in un intervallo più stretto.

Un consolidamento che, secondo gli strategist di UBS, non è il preludio a un’inversione ma solo a una pausa fisiologica in un trend destinato a proseguire.

La chiave, spiegano gli strategist guidati da Mark Haefele e Giovanni Staunovo, sta nel calo atteso dei rendimenti reali e nella debolezza del dollaro.


ETF e banche centrali il carburante del rally

A sostenere il metallo prezioso è anche la domanda d’investimento, tornata protagonista nel 2025. Gli afflussi verso gli ETF sull’oro hanno segnato, secondo il World Gold Council, il miglior semestre dalla crisi finanziaria del 2010.

UBS sottolinea come le posizioni nette speculative e le consistenze complessive degli ETF restino ancora lontane dai massimi storici, suggerendo che ci sia ulteriore spazio di crescita.

Il sostegno arriva anche dalle banche centrali, che da anni hanno intrapreso un percorso di graduale ma costante de-dollarizzazione delle riserve.


La dimensione geopolitica

L’oro ha guadagnato il 26% dall’inizio dell’anno, sovraperformando azioni e obbligazioni, in un contesto segnato da conflitti in Ucraina e Medio Oriente, dalla nuova “guerra dei dazi” innescata da Donald Trump, dal deficit Usa ai massimi storici e dagli interrogativi sull’indipendenza della Fed.

Non sorprende, quindi, che UBS ribadisca l’indicazione di mantenere in portafoglio un’allocazione strategica di medio livello sul metallo, quale strumento di diversificazione e copertura.

Un’analisi condivisa anche da Peter Kinsella (UBP), secondo cui le battute d’arresto del 2023, del 2024 e dell’estate 2025 non hanno fatto che rafforzare il trend rialzista di fondo.

Kinsella prevede che la domanda sostenuta delle banche centrali e la fragilità macro Usa spingeranno l’oro a 4.000 dollari l’oncia (circa 129 dollari al grammo) entro l’inizio del 2026, anticipando di fatto lo scenario più ottimistico delineato anche da UBS.


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Giacomo Cascio
Giacomo Cascio
CEO Blue Owl s.r.l. agency - Editore Risoluto.it

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