Il caso della cosiddetta “famiglia del bosco” di Palmoli ha riaperto un dibattito complesso: quando lo Stato può intervenire nella vita privata di una famiglia? E in quali circostanze può addirittura sospendere la responsabilità genitoriale e allontanare i figli da casa?
La vicenda — tre bambini collocati in casa famiglia insieme alla madre, dopo un’intossicazione da funghi e una serie di comportamenti giudicati gravemente pregiudizievoli — ha scosso l’opinione pubblica. Ma per capire perché il Tribunale è intervenuto, serve ripercorrere cosa prevede davvero la legge italiana.
Dalla “patria potestà” alla responsabilità genitoriale: un cambiamento storico
Essere genitori, in Italia, non è un diritto assoluto: è una responsabilità giuridica che può essere limitata o revocata quando il benessere dei minori è in pericolo.
La trasformazione della normativa è stata profonda:
- Fino al 1975: esisteva la patria potestà, esercitata quasi esclusivamente dal padre.
- Dopo la riforma del 1975: nasce la potestà genitoriale, condivisa tra entrambi i genitori.
- Con la riforma del 2013: il concetto si evolve definitivamente in responsabilità genitoriale.
Non è un semplice cambio di nome: la prospettiva si ribalta.
Al centro non ci sono più i poteri dei genitori, ma i diritti dei figli.
L’articolo 315-bis c.c. stabilisce che ogni minore ha diritto a essere:
- mantenuto
- educato
- istruito
- assistito moralmente
nel rispetto delle sue capacità e aspirazioni.
La responsabilità appartiene a entrambi i genitori (art. 316 c.c.) e deve essere esercitata di comune accordo.
Quando lo Stato interviene: art. 330 e 333 c.c.
Il diritto italiano prevede due strumenti principali di tutela dei minori:
Art. 330 c.c. – Decadenza dalla responsabilità genitoriale
Scatta nei casi più gravi, quando i genitori violano o trascurano i loro doveri con grave pregiudizio per il minore.
Art. 333 c.c. – Provvedimenti limitativi
Utilizzato per situazioni meno estreme, ma comunque dannose o potenzialmente pericolose:
il giudice può limitare la responsabilità senza eliminarla del tutto.
Entrambi gli articoli hanno un unico obiettivo: proteggere il minore, anche in via preventiva.
Palmoli, come un’intossicazione ha acceso un caso nazionale
La vicenda si avvia nel settembre 2024, quando la famiglia si presenta in ospedale per una intossicazione da funghi. In situazioni del genere, il personale sanitario è tenuto — per legge — a segnalare eventuali rischi alla Procura Minorile. Lo ha ricordato anche l’ordinanza n. 405/2025 del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila.
I servizi sociali vengono attivati per verificare:
- condizioni di vita dei tre bambini (8 anni e due gemelli di 6)
- necessità di controlli medici successivi all’intossicazione
- eventuali situazioni di rischio domestico
Ma, secondo il Tribunale, la famiglia si oppone a qualsiasi forma di collaborazione.
“50mila euro per ogni figlio”: la richiesta che ha fatto crollare il caso
Secondo l’ordinanza, i genitori:
- avrebbero rifiutato gli incontri con i servizi sociali
- avrebbero impedito l’esecuzione degli accertamenti sanitari
- avrebbero chiesto 50mila euro per ciascun figlio come condizione per procedere ai controlli
Una richiesta che i giudici hanno definito una strumentalizzazione dei minori.
Inoltre, la casa è stata ritenuta “disagevole e insalubre”, valutazione che non riguarda uno stile di vita alternativo, ma un rischio concreto per la salute dei bambini.
Il 13 novembre 2025, dopo diversi tentativi di mediazione, è arrivata la decisione: i minori vengono temporaneamente collocati in una casa famiglia, insieme alla madre.
Il nodo istruzione: non è l’homeschooling il problema
Uno dei punti più discussi dell’ordinanza riguarda l’istruzione. La famiglia aveva scelto di non mandare i figli a scuola, ma il Tribunale ha precisato che:
- non è in discussione l’homeschooling
- non è in discussione la libertà educativa
Il problema riguarda invece la mancanza di vita di relazione, diritto tutelato dall’art. 2 della Costituzione.
Secondo la letteratura scientifica, tra i 6 e gli 11 anni la relazione con i pari è fondamentale per lo sviluppo:
- emotivo
- sociale
- cognitivo
La totale assenza di interazione è stata definita come “rischio di deprivazione”.
Esposizione mediatica dei minori: l’altro elemento decisivo
La partecipazione dei bambini alla trasmissione Le Iene ha aggravato la posizione dei genitori.
L’ordinanza rileva una violazione delle norme che vietano di:
- divulgare dati che rendano identificabili minori coinvolti in procedimenti giudiziari
- utilizzare i minori per ottenere vantaggi processuali o mediatici
Il Tribunale parla di “nuova inadeguatezza genitoriale”, ancora più grave delle condizioni abitative.
La sospensione non è una condanna definitiva
La responsabilità genitoriale è stata sospesa, non revocata.
Il Tribunale precisa che si tratta di una misura temporanea per proteggere i minori da rischi:
- fisici
- psicologici
- ambientali
- relazionali
- di esposizione illecita
I genitori possono riottenere la responsabilità se:
- migliorano le condizioni abitative
- accettano il supporto dei servizi
- collaborano con le autorità
- cessano l’esposizione mediatica dei figli
- comprendono la gravità delle violazioni
Chi decide in questi casi?
La competenza spetta al Tribunale per i Minorenni, organismo specializzato che valuta:
- prove
- testimonianze
- relazioni dei servizi sociali
- perizie
- condizioni psicofisiche dei minori
La sua funzione non è “punire i genitori”, ma proteggere i bambini.
Una domanda destinata a restare aperta
Il caso di Palmoli riaccende una questione complessa:
fino a che punto lo Stato può entrare nella vita privata di una famiglia?
La legge traccia confini precisi, ma il dibattito resta aperto, perché dietro ogni procedimento ci sono:
- bambini reali
- famiglie in crisi
- diritti che devono convivere
- decisioni difficili e spesso dolorose
Ed è questa la parte che nessuna normativa potrà mai semplificare del tutto.



