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Policlinico di Palermo, salme “sbloccate” dietro compenso: chiesti 15 arresti

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Un sistema illecito radicato e organizzato avrebbe trasformato una fase delicata come la consegna delle salme in una fonte di guadagno. È quanto emerge da un’indagine della Procura di Palermo, guidata dal procuratore Maurizio de Lucia, che ha portato alla richiesta di misure cautelari nei confronti di quindici persone.

Le accuse ipotizzate, a vario titolo, sono associazione per delinquere, corruzione e concussione. Al centro dell’inchiesta operatori della camera mortuaria del Policlinico del capoluogo e imprenditori del settore funerario, insieme a dipendenti delle stesse imprese. In totale sono 52 gli indagati.

Tra questi figurano anche due impresari funebri della provincia di Agrigento: un 62enne di Sambuca di Sicilia e un 37enne di Sciacca. Numerosi, secondo gli inquirenti, i casi che avrebbero coinvolto famiglie e operatori provenienti da diversi centri agrigentini, tra cui Cammarata, Favara, Ribera e Licata, costretti a subire richieste indebite.

La Procura ha notificato la richiesta di arresto e ora spetterà al giudice per le indagini preliminari fissare gli interrogatori preventivi. Solo dopo questa fase verrà valutata l’eventuale applicazione delle misure cautelari.

Le indagini avrebbero fatto emergere l’esistenza di un gruppo strutturato all’interno dell’obitorio del Policlinico, con ruoli definiti e regole precise per la distribuzione dei profitti. Secondo la ricostruzione degli investigatori, alcuni dipendenti ospedalieri, dietro pagamento, avrebbero favorito l’accelerazione delle procedure necessarie alla consegna delle salme o alla vestizione dei corpi, occupandosi anche degli adempimenti amministrativi.

Sarebbe stato persino stabilito un listino informale per i “servizi”, mentre chi rifiutava di aderire al meccanismo veniva ostacolato o intimidito nello svolgimento della propria attività professionale.

L’inchiesta ha preso avvio da un’indagine condotta a Milano. Nel corso di intercettazioni, uno dei titolari di un’agenzia funebre palermitana, incaricato di curare il trasferimento al Nord della salma di una persona deceduta in Sicilia, avrebbe ammesso al telefono di aver versato denaro a un addetto della camera mortuaria, spiegando che si trattava di una prassi consolidata. Da lì gli approfondimenti che hanno portato alla scoperta di un sistema corruttivo stabile.

Sono almeno 49 gli episodi contestati nell’arco di poco più di un anno di attività investigativa. Le pratiche riguardavano pazienti deceduti all’interno della struttura ospedaliera o salme sottoposte ad accertamenti disposti dall’autorità giudiziaria.

Tra i quindici indagati per i quali è stata avanzata la richiesta di arresto figura anche Francesco Trinca, imprenditore noto nel settore funerario. Nell’elenco degli episodi esaminati compare inoltre la gestione della salma di Francesco Bacchi, il giovane ucciso all’esterno di una discoteca di Balestrate nel gennaio 2024.

L’indagine è tuttora in corso e le responsabilità degli indagati saranno valutate nelle sedi giudiziarie competenti, nel rispetto del principio di presunzione di innocenza.

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