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TFR 2026, svolta storica: versamento automatico ai fondi pensione per i nuovi lavoratori

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Come funziona il silenzio-assenso e cosa fare per mantenere il TFR in azienda

Dal 1° gennaio 2026 cambia radicalmente il destino del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) per i nuovi lavoratori assunti. Una riforma allo studio del Governo introduce il meccanismo del silenzio-assenso, che prevede il conferimento automatico del TFR alla previdenza complementare, salvo esplicita opposizione del dipendente.

La misura, inserita tra gli emendamenti alla legge di Bilancio, punta a rafforzare il secondo pilastro pensionistico e ad aumentare l’adesione ai fondi pensione, storicamente bassa in Italia rispetto ad altri Paesi europei.


TFR ai fondi pensione dal 2026: cosa cambia davvero

Con la nuova disciplina, chi avvia un rapporto di lavoro dal 2026 non dovrà più compilare moduli o presentare richieste per aderire a un fondo pensione:
👉 il TFR verrà versato automaticamente al fondo di previdenza complementare previsto dal contratto collettivo nazionale (CCNL) applicato.

In assenza di una scelta esplicita, il datore di lavoro provvederà al versamento periodico del TFR maturando direttamente nel fondo individuato dal contratto.

Si tratta di un’inversione completa rispetto al sistema attuale, in cui l’adesione alla previdenza complementare avviene solo su iniziativa del lavoratore.


Come impedire il versamento automatico del TFR

Il lavoratore mantiene comunque il diritto di scegliere.
Per evitare che il TFR confluisca nel fondo pensione, sarà necessario:

  • comunicare formalmente il rifiuto al datore di lavoro;
  • farlo entro i termini che verranno stabiliti dai decreti attuativi;
  • indicare la volontà di mantenere il TFR in azienda o presso il fondo di tesoreria INPS (per le imprese con più di 50 dipendenti).

In assenza di questa comunicazione esplicita, il silenzio verrà interpretato come consenso.


Perché il Governo spinge sul silenzio-assenso

La riforma è sostenuta in particolare dalla Lega e dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, con l’obiettivo di:

  • contrastare l’inerzia decisionale dei lavoratori;
  • rafforzare la previdenza complementare;
  • compensare il progressivo calo delle pensioni pubbliche future.

Secondo le proiezioni demografiche, senza un secondo pilastro previdenziale molti lavoratori rischiano assegni pensionistici insufficienti a mantenere il tenore di vita.


Il nodo finanziario: l’impatto sull’INPS

Uno dei principali ostacoli che in passato ha frenato la riforma riguarda la copertura finanziaria.
Il conferimento automatico del TFR ai fondi pensione comporta infatti un minor afflusso di liquidità all’INPS, stimato tra 500 e 600 milioni di euro annui.

Risorse che oggi vengono utilizzate come tesoreria per il pagamento delle pensioni correnti.
Nonostante ciò, il Governo ritiene che il beneficio strutturale di lungo periodo superi le criticità di breve termine.


Una scelta che cambia il futuro previdenziale

Il silenzio-assenso sul TFR segna un passaggio culturale e previdenziale rilevante:
la previdenza complementare diventa l’opzione standard, non più l’eccezione.

Per i nuovi assunti dal 2026 sarà quindi fondamentale conoscere le regole e valutare attentamente se aderire al fondo pensione o mantenere il TFR secondo le modalità tradizionali, perché non decidere equivarrà a scegliere.


📌 In sintesi

  • Dal 2026 TFR automatico ai fondi pensione per i nuovi assunti
  • Funziona il silenzio-assenso
  • Serve una comunicazione esplicita per rifiutare
  • Impatto diretto su pensioni future e liquidità INPS

Giacomo Cascio
Giacomo Cascio
CEO Blue Owl s.r.l. agency - Editore Risoluto.it

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