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Carnevale di Sciacca significa anche “street food”: un business da 800 mila euro

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Si sa, da sempre il Carnevale di Sciacca è anche un simbolo “Street food”, un po’ per passione, un po’ per tradizione, un po’ per necessità. Perché è chiaro che tra un carro allegorico e l’altro, tra una danza in circolo e un trenino in piazza, occorre pure ristorarsi velocemente, per poi tornare a farsi trascinare dalla festa. Un panino con la salsiccia o con le panelle, dunque, è quello che ci vuole. Ma attorno al panino e ai suoi succedanei (arancina, calzone, patatine fritte e pizzetta) gravita un business piuttosto interessante. Andiamo con ordine.

Facendo due conti sommari, considerato che saranno almeno una cinquantina in tutto i punti vendita ricadenti nell’area del corso mascherato e  nelle zone immediatamente attigue (tra ambulanti e a posto fisso), il popolo del Carnevale sborserà almeno 75mila euro al giorno in gastronomia “mordi e fuggi”. Il calcolo (al ribasso) di 3 euro per singola pezzatura (compresa la bevanda, su cui, però, come si sa, i margini di guadagno per gli esercenti si decuplicano), moltiplicato per una media di almeno 500 panini al giorno venduti, fornisce il risultato di 1.500 euro di incasso per singolo punto vendita. Un volume d’affari di almeno 450 mila euro, dunque, grazie ai 150mila panini che finiranno nelle pance della gente del Carnevale.

Ma non finisce qui. A questo dato, infatti, va aggiunto quello decisamente più fluttuante delle singole bevande alcoliche (senza necessità di accompagnarle con un panino). Un bicchiere di vino alla mescita in qualche punto arriva a costare in media anche 2 euro e 50, uno di birra più di tre euro. Ma è, questo, un settore più difficile da quantificare, perché c’è chi in una sera beve un solo bicchiere, ma c’è anche chi ne beve di più. Il numero di esercizi commerciali cui fare riferimento, in questo caso, è inferiore. E così, stimando un “fabbisogno” di almeno 20 mila bicchieri di vino al giorno venduti, la cifra che ne viene fuori è piuttosto consistente: 300 mila euro almeno, nei sei giorni di festa. Insomma: altro che “boccata d’ossigeno” per le attività commerciali.

Il settore del “mangia e bevi” a Carnevale è il business più importante, e sfiora gli 800 mila euro. Dato stimato anche grazie ai due giorni in più di festa. Il calcolo medio tiene conto anche del dato riferito al numero di visite previste nelle due domeniche di festa, che saranno molte di più rispetto a quelle degli altri giorni.

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