Ristoranti pieni, strade in fermento e in generale, il senso di una citta’ viva come non si vedeva da tempo.
L’evento D&G avra’ il suo momento piu’ compiuto solo domani, ma a prescindere da cio’ che accadra’, di quanti saccensi torneranno a lamentarsi per non aver potuto passeggiare in piazza, per aver dovuto lasciare la propria auto a trecento metri piu’ in giu’ dal portone di casa, lo show d’alta moda, ha aperto gli occhi su quanto purtroppo e’ semplice abituarsi al brutto: alla macchina in doppia fila, alla piazza selvaggiamente invasa dalle auto, al mortorio di una cittadina che boccheggia tirando a campare.
E gia’ senza aver visto sfilare i vestiti D&G, Sciacca, ha già visto il bello: quello delle sue strade, degli angoli delle sue chiese antiche senza l’olezzo del sacchetto di pattume abbandonato, il marciapiede con la deiezione canina da scansare, il vicolo all’odor di piscio da evitare.
Ci voleva un evento di questa portata, uno scossone promozionale senza precedenti, per far rivedere nel saccense quelle potenzialita’ in atto che per circa un ventennio si e’ sentito sciorinare in ben altre passerelle, quelle degli agoni della politica piu’ becera.
Ci volevano questi tappeti rossi arabereggianti a ricordarci che qui c’e’ stata arte, storia e cultura e puo’ tranquillamente tornare con una spazzata per bene, una tirata a lucido non mettendo sotto il tappeto cio’ che di positivo questa citta’ puo’ ancora far sfilare.