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L’avvocato Pennica: “Nessuna rivelazione del segreto d’ufficio dagli ufficiali dei carabinieri”

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L’avvocato Salvatore Pennica, legale difensore del colonnello Stingo, comandante provinciale dei Carabinieri di Agrigento, e del Capitano Petrocchi, comandante della compagnia di Licata, vuole anticipare l’udienza preliminare in cui si deve decidere in merito alla richiesta di rinvio a giudizio dei due ufficiali dell’Arma. E questo “alla luce delle notizie di stampa e in relazione al ruolo e alla onorabilità dei miei assistiti”. “Il colonnello Stingo – afferma – è stato insignito della medaglia al più alto valore militare, è stato uomo d’azione in missione all’estero e ufficiale di collegamento alla Casa Bianca dopo l’Afghanistan”.

Nel merito delle accuse il difensore sostiene che nessun trasferimento sia stato avviato per inquinare le indagini. Emerge da un verbale in cui ad essere sentito a sommarie informazioni è il procuratore aggiunto di Palermo e coordinatore della Dda, Paolo Guido, il 20 ottobre 2022. In quell’occasione il magistrato ha riferito che nei primi mesi del 2022 è stato informato da alti militari dell’Arma “dell’opportunità di trasferire il luogotenente Antonuccio” e di aver valutato che ciò “non avrebbe pregiudicato le indagini” visto che “erano state svolte per circa un anno, periodo durante il quale non avemmo alcun sospetto su possibili fughe di notizie”.

Alla domanda dei magistrati di Agrigento, Salvatore Vella e Barbara Cifalinò, se il colonnello Stingo fosse informato dell’imminente arresto di Antonuccio prima dell’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare, il capo della Dda di Palermo risponde “non ho alcuna informazione al riguardo”. La Procura di Agrigento ha chiesto di processare per rivelazione di segreto d’ufficio il comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento, il colonnello Vittorio Stingo, il comandante della Compagnia di Licata, capitano Augusto Petrocchi, e il tenente Carmelo Caccetta, ex comandante del Nucleo radiomobile di Licata. Il Gip del Tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, dovrà decidere se rinviarli a giudizio nell’udienza del 29 marzo.

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