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Le motivazioni dell’assoluzione di Mannino anche in appello nel processo sulla trattativa Stato-mafia: “Acclarata l’assoluta estraneità dell’imputato”

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«Anche alla stregua dell’approfondita rinnovazione dell’istruzione dibattimentale esperita dinanzi a questa Corte, non solo non è possibile ribaltare al di là, cioè, di ogni ragionevole dubbio, la sentenza di primo grado trasformandola in condanna ma anzi, in questa sede è stata ulteriormente acclarata l’assoluta estraneità dell’imputato a tutte le condotte materiali contestategli». E’ quanto scrivono  i giudici della prima sezione della corte d’appello di Palermo, presieduta da Adriana Piras, nelle motivazioni della sentenza con cui il collegio ha assolto l’ex ministro Dc Calogero Mannino dall’accusa di minaccia a Corpo politico dello Stato. L’ex ministro di Sciacca, assolto anche in primo grado, era sotto processo in uno stralcio del procedimento sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.

«Non è stato affatto dimostrato – scrivono i giudici – che Mannino fosse finito anch’egli nel mirino della mafia a causa di sue presunte ed indimostrate promesse non mantenute (addirittura, quella del buon esito del primo maxi processo) ma, anzi, al contrario, è piuttosto emerso dalla sua sentenza assolutoria che costui fosse una vittima designata della mafia, proprio a causa della sua specifica azione di contrasto a ‘cosa nostra’ quale esponente del governo del 1991».

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