Nessun comportamento vessatorio è stato accertato a carico del Comune di Calamonaci nei confronti di un proprio dipendente. È quanto stabilito dalla Corte d’Appello di Palermo, sezione controversie di lavoro, previdenza e assistenza, che ha rigettato il ricorso presentato dalla lavoratrice contro l’ente comunale, rappresentato e difeso dagli avvocati Michele Dinghile e Giuseppe Lo Gioco.
La Corte, composta dai magistrati Cinzia Alcamo (presidente), Caterina Greco (consigliere relatore) e Claudio Antonelli (consigliere), ha confermato integralmente la sentenza emessa in primo grado dal Tribunale di Sciacca, che aveva già respinto tutte le domande del dipendente.
Nel pronunciamento, i giudici hanno ribadito che non sussistono elementi idonei a configurare una condotta di mobbing da parte dell’amministrazione comunale. Il dipendente è stato inoltre condannato a rifondere al Comune di Calamonaci le spese processuali e a versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.



