È stata rinviata a giovedì l’autopsia sul corpo di Simona Cinà, la ventenne pallavolista trovata morta sul fondo della piscina durante una festa in una villa a Bagheria. La procura di Termini Imerese, che ha aperto un’inchiesta a carico di ignoti per omicidio colposo, ha smentito alcune delle affermazioni rilasciate alla stampa dalla famiglia della giovane.
Il padre di Simona aveva dichiarato in un incontro con la stampa che, all’arrivo della famiglia, “in giro c’erano solo bottiglie di acqua, la piscina era pulita e nessuno aveva pensato a contattare i genitori”. La sorella gemella, Roberta, aveva inoltre denunciato la scomparsa dei vestiti della ragazza. Sempre secondo quanto riferito dalla famiglia, i ragazzi presenti alla festa “ci hanno detto di averla persa di vista. Hanno sostenuto di aver ritrovato il corpo solo mentre pulivano la piscina alla fine della festa. Ma quando siamo arrivati c’era ancora la musica a tutto volume e tutti stavano zitti”.
Affermazioni che in parte sono state smentite e in parte approfondite dalla procura. Gli inquirenti, in una nota, spiegano che i vestiti della giovane “sono stati sottoposti a sequestro” e che sono state rinvenute sostanze alcoliche vicino al bar della festa anche queste attualmente sotto sequestro. I magistrati sottolineano che tutti i ragazzi “sentiti come persone informate sui fatti, hanno avuto un comportamento collaborativo”.
Emergono intanto nuovi dettagli su quanto accaduto durante la notte della tragedia. “Il corpo della ragazza, esanime sul fondo della piscina, è stato rinvenuto intorno alle 4 da alcuni degli ultimi partecipanti alla festa. Per quanto sinora appreso, a seguito del rinvenimento, almeno due ragazzi si sono immediatamente tuffati nella piscina e hanno recuperato il corpo della ventenne, praticando le manovre di rianimazione salvavita in attesa dell’arrivo dei soccorritori. Arrivato sul posto, il 118 ha provato a rianimare la ragazza, purtroppo invano, non potendo che fare altro se non constatare il decesso alle 5”, si legge nella nota. Si precisa, inoltre, che: “Non ci sono elementi in ragione dei quali ipotizzare che qualcuno abbia alterato la zona dove sono accaduti i fatti”.