Una nascita su piattaforma petrolifera abbandonata in mezzo al mare. È questa la drammatica e straordinaria scena che ha coinvolto un gruppo di 54 migranti, salvati nella notte dal veliero Astral di Open Arms, al largo delle coste del Mediterraneo.
Naufragio e salvataggio in extremis
I migranti erano partiti dalla Libia cinque giorni fa a bordo di un gommone, che ha fatto naufragio tre giorni dopo. In cerca di salvezza, sono riusciti a raggiungere una piattaforma petrolifera dismessa, dove sono rimasti bloccati fino all’arrivo dei soccorsi.
La situazione era critica: il gruppo era senza acqua né cibo, esposto alle intemperie e al caldo opprimente. Proprio in quelle condizioni estreme, una donna ha dato alla luce un bambino. Si tratta di una vera e propria nascita su piattaforma, evento rarissimo e simbolico della speranza che resiste anche nei momenti più disperati.
Due neonati e bambini piccoli tra i superstiti
Oltre alla donna che ha partorito sulla piattaforma, anche l’altra presente nel gruppo aveva dato alla luce da pochi giorni. Tra i 54 superstiti, dunque, figurano due neonati e due bambini molto piccoli, che ora viaggiano verso un futuro incerto ma sicuramente più sicuro di quello lasciato alle spalle.
Il veliero Astral verso Lampedusa
Il veliero Astral, della ong spagnola Open Arms, ha preso in carico il gruppo e dovrebbe arrivare in serata a Lampedusa. A bordo ci sono anche soccorritori e operatori sanitari che stanno monitorando lo stato di salute di tutti i migranti, in particolare dei bambini e delle due donne.
Questa vicenda riporta all’attenzione dell’opinione pubblica la complessità delle rotte migratorie nel Mediterraneo e l’urgenza di trovare soluzioni umanitarie efficaci. La nascita su piattaforma, oltre al suo impatto simbolico, rappresenta un appello silenzioso alla solidarietà internazionale.
La nascita su piattaforma diventa simbolo di speranza
Il parto avvenuto in condizioni estreme diventa oggi simbolo di resistenza e speranza. Una nascita su piattaforma in mezzo al mare dimostra quanto la vita possa trovare spazio anche nel cuore delle tragedie umane. Un segnale forte, che invita a non chiudere gli occhi.