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Nostalgia canaglia, quella della Dc in Sicilia

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La cantavano Al Bano e Romina Power e negli anni è diventata un inno alle cose che furono e che non ritorneranno più. Eppure, quella irrefrenabile voglia del fu torna ciclicamente a bussare alle porte del presente, con il desiderio di riportare ad oggi ciò che prima, si pensava, fosse meglio.

Succede anche a Sciacca e coinvolge ogni aspetto della vita quotidiana. La musica, la cultura, i luoghi simbolo della città e anche nella politica.

Il Green Valley non c’entra niente con i vecchi concerti di Tiziano Ferro, dei Cugini di Campagna o di Vasco al Gurrera. Solo per fare alcuni esempi musicali. Così come le Terme di Sciacca o le piscine Molinelli. Cose che furono e che forse, purtroppo, non ritorneranno mai.

La politica, come sempre, è un’anomalia. Un binario parallelo della realtà ultimamente ultimamente percorso dalla Dc. La fu Democrazia Cristiana, per definizione il partito di centro.

La storia della Dc è particolare e travagliata. Sommariamente, protagonista nella Prima Repubblica della politica italiana e spettatore non pagante per gli anni a seguire. In via ufficiale, la sua attività cessa nel ’94. L’inchiesta “Mani Pulite” diede il colpo di grazia al partito. Da quel momento in poi avviene una deflagrazione delle diverse correnti interne alla vecchia Dc.

In Sicilia, la Dc ha sempre avuto un mordente particolare. Ma se c’è un uomo che incarna la Dc nell’isola, quello è Toto Cuffaro. Impossibile dimenticare le sue parole di “sfogo” durante la staffetta trasmissiva Samarcanda-Maurizio Costanzo Show, era il 1991. Non è questa però la sede opportuna per sviscerare i trascorsi politici e giudiziari di Cuffaro.

La Democrazia Cristiana Sicilia Nuova di Salvatore Cuffaro prima di vedere la luce del sole nell’ottobre del 2023 ha dovuto affrontare qualche difficoltà. Di “Democrazia Cristiana” negli anni ne sono nate diverse, tutte più o meno riconducibili al gruppo politico originario. Già nel 2017, Cuffaro e Renato Grassi danno vita alla Democrazia Cristiana. Ma è con il partito regionale che deve affrontare la diffida della Dc di Franco De Simoni. Il resto è storia recente. Nel 2022 la Dc Sicilia Nuova entra all’Ars, nel 2023 riesce a far eleggere a sindaco alcuni suoi iscritti (ad esempio a Modica, a Castrofilippo, a Cianciana e a Lercara Friddi).

L’ultimo esempio della nostalgia democristiana è la Festa dell’Amicizia a Ribera, evento riproposto dopo trent’anni dall’ultima volta. Sul sito della Dc si possono leggere le parole dell’on. Carmelo Pace, capogruppo Dc all’Ars e segretario regionale organizzativo del partito, a proposito della festa a Ribera:

«Ribera è pronta ad accogliere le tantissime persone che arriveranno da tutta la Sicilia per celebrare la Festa dell’Amicizia. Si tratta di una ripartenza dopo 30 anni di assenza della kermesse e vogliamo che questo evento torni ad essere con cadenza annuale. Senso di appartenenza, voglia di cambiamento, capacità di progettare insieme, è questo il motore della Festa dell’Amicizia che stiamo per celebrare».

Non c’è alcun dubbio che Cuffaro abbia dato nuova linfa alla Dc in Sicilia. Ma, se è vero che partiti e politici basano il loro consenso sulla fiducia che riescono a conquistare, si può dire che Cuffaro e la Dc hanno davanti a loro un percorso lungo e tortuoso. Potrebbe non sembrare così visti i risultati elettorali. L’elettorato però oggi non è più un blocco, un serbatoio di voti sempre uguale a sé stesso. È mutevole, volatile e, soprattutto, giovane. Nuove esigenze, nuove priorità politiche e una capacità critica e di memoria ben diversa rispetto al passato.

La nostalgia canaglia che Al Bano e Romina cantavano potrebbe non bastare.

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