Per Domenico Friscia, di 61 anni, la richiesta del pubblico ministero era stata di 20 anni di reclusione. Il gup del Tribunale di Palermo lo ha codannato a 10 anni e 8 mesi di reclusione, assolvendolo dall’acusa di avere diretto la famiglia mafiosa di Sciacca.
Per Giuseppe Marciante, di 37 anni, il pm aveva chiesto 13 anni per associazione mafiosa ed è stato assolto perchè il fatto non sussiste.
Il gup del Tribunale di Palermo, Carmen Salustro, nello stesso processo, ha assolto perchè il fatto non sussiste dall’accusa di scambio elettorale politico-mafioso Vittorio Di Natale, di 50 anni, per il quale il pm aveva chiesto 8 anni di reclusione, e Rosario Catanzaro, di 65 anni, per il quale la richiesta era stata di 6 anni e 8 mesi.
Le difese con gli avvocati Teo Caldarone per Friscia, Concetta Rubino e Angelo Barone per Marciante, Antonino Tornambè e Antonino Reina per Di Natale e Carlo Venturella per Catanzaro avevano chiesto l’assoluzione per tutti.
Il processo scaturiva dalle indagini svolte a Sciacca dal nucleo di polizia economico-finanziaria del Gico di Palermo, con l’ausilio della locale Compagnia della guardia di finanza, dalle quali sarebbe emersa la capacità d’infiltrazione e di condizionamento dell’organizzazione nel tessuto socio-economico del territorio.
A Friscia, che aveva un precedente per mafia di molti anni fa, si contestava di avere promosso, diretto e organizzato la famiglia mafiosa di Sciacca presiedendo riunioni e incontri con gli altri associati e gestendo tutte le relative attività e affari illeciti. Quest’accusa è saltata. La condanna è arrivata per associazione mafiosa.
Assoluzione piena per Di Natale e Catanzaro. Quest’ultimo quale candidato al consiglio comunale con l’intermediazione di Catanzaro in occasione delle scorse elezioni amministrative di Sciacca del 2022 era accusato di avere chiesto sostegno elettorale a Friscia. Un incontro elettorale come tanti in quel periodo ha sempre sostenuto la difesa.
Nessuna responsabilità, ha stabilito il giudice, anche per la società di Marciante che era rappresentata al processo dall’avvocato Antonello Palagonia.