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Comune di Sciacca

Terme di Sciacca, i comitati di quartiere: “Strategia dello sfinimento, non lasciamole scivolare nel silenzio”

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Il complesso termale di Sciacca torna al centro del dibattito pubblico. L’Unione dei Comitati di Quartiere lancia un appello accorato, definendo le Terme “un patrimonio abbandonato” e parlando di “una città ferita”, costretta da troppo tempo ad assistere al deterioramento di uno dei suoi beni storici, culturali ed economici più rilevanti.

Nel comunicato, i comitati attribuiscono la responsabilità di questo lungo immobilismo alla Regione Siciliana, che “per anni non ha avviato nessun piano di tutela e di rilancio”. Oggi, affermano, Sciacca rischierebbe di accettare qualsiasi proposta “pur di vedere riaperti quei cancelli”, una condizione che secondo loro espone la comunità a scelte affrettate e non ponderate.

Il nuovo bando regionale, pubblicato nell’autunno 2025, prevede un investimento complessivo di 50 milioni di euro tramite partenariato pubblico-privato, la concessione, la progettazione, l’esecuzione dei lavori e la gestione del complesso termale, con la possibilità di cumulare risorse Fsc con altri finanziamenti. Tra le novità più significative rispetto al bando del 2024 figurano la durata della concessione fino a 99 anni, l’eliminazione dell’obbligo del 51% di investimento privato, una concessione mineraria regolata separatamente e un canone aggiornato secondo la normativa regionale. Le offerte dovranno essere presentate sulla piattaforma TuttoGare entro le ore 12 del 27 febbraio 2026.

Nonostante questi elementi, i comitati avvertono che “dopo anni di stallo, questo avviso resta solo un’illusione sulla carta”, poiché nessuna delle misure previste garantirebbe che la riapertura possa tradursi in un reale beneficio per la collettività. Sottolineano che le informazioni sul progetto definitivo restano frammentarie, che non è possibile valutare l’impatto economico e occupazionale sulla comunità e che non si comprende ancora la ricaduta sull’imprenditoria locale. Il rischio è che “nella fretta di ottenere risultati, si perda di vista il valore del bene pubblico”.

Uno dei punti più critici riguarda la trasparenza. I comitati denunciano che gli atti del primo e del secondo bando risultano “irreperibili o difficilmente accessibili”, e che i cittadini sono stati informati quasi esclusivamente attraverso le comunicazioni del sindaco durante le sedute del consiglio comunale. Una situazione ritenuta “inaccettabile”, perché i documenti non sarebbero facilmente consultabili sul sito della Regione, non sarebbero integralmente pubblicati, non sarebbero accessibili nemmeno al sindaco e al Comitato Patrimonio Termale e non sarebbero accompagnati da un adeguato percorso di informazione e confronto. Per l’Unione dei Comitati, questa condizione “viola il principio di trasparenza […] ed espone l’intero processo a dubbi, sospetti e possibili contenziosi”.

Il comunicato richiama anche quella che definisce la “strategia dello sfinimento”. Più il tempo passa, più la città perde lucidità e spirito critico, finendo per accettare decisioni “fondamentali e irreversibili” senza un vero dibattito. Comune e consiglio comunale, pur impegnati, vengono descritti come ridotti spesso al ruolo di semplici “comunicatori” delle informazioni regionali. Al contrario, viene riconosciuto il lavoro svolto dal Comitato Civico Patrimonio Termale, che “non ha mai spento i riflettori sulla questione”.

L’Unione dei Comitati rivolge quindi un appello alle istituzioni locali. Chiede al sindaco e al Comitato Patrimonio Termale di “guardare oltre gli annunci”, perché “la riapertura non può essere raccontata per slogan”; di pretendere dalla Regione “tutti gli atti, subito e integralmente”, perché “devono essere accessibili alla città”; di “esigere un tavolo vero, non una comunicazione a senso unico”, affinché Sciacca possa partecipare attivamente alle scelte; di fare della trasparenza “la priorità”; e infine di coinvolgere la cittadinanza, perché “le Terme appartengono alla comunità che deve conoscere e decidere”.

Nella parte conclusiva, i comitati ribadiscono che non basta riaprire le Terme: occorre farlo “nel modo giusto”, evitando procedure poco chiare, concessioni quasi secolari senza dibattito, criteri modificati senza spiegazioni e una gestione non condivisa. Annunciano inoltre che, nei mesi che precedono la scadenza del bando, saranno “protagonisti di campagne informative” per restituire alla comunità il proprio ruolo. E sollecitano ancora una volta la politica a ottenere dalla Regione ciò che, a loro avviso, Sciacca merita: “trasparenza, partecipazione e rispetto”.

L’Unione dei Comitati conclude confermando la volontà di lavorare in modo coordinato con il Comitato Civico Patrimonio Termale “per promuovere e sostenere iniziative necessarie per il benessere e lo sviluppo della città”.

Cristian Ruvanzeri
Cristian Ruvanzeri
Giornalista pubblicista

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