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“Figli delle App”, il professor Pira ha presentato il suo libro a Santa Margherita

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 Un momento culturale e di riflessione sabato pomeriggio a Santa Margherita di Belice, nell’ambito del Festeggiamenti in onore del Santissimo Crocifisso in Chiesa Madre. L’Arciprete, Don Tonino Cilia, che proprio sabato pomeriggio festeggiava 22 anni di sacerdozio, ha voluto un suo amico, conosciuto a Licata, dove è stato parroco di San Domenico, del Carmine e di Settespade per ben 7 anni, il professore dell’Università di Messina, Francesco Pira, docente di comunicazione e giornalismo. E così, rispettando le norme anti covid, ben distanziati, in tanti nella Chiesa Madre hanno ascoltato il sociologo che ha parlato del suo ultimo libro-ricerca “Figli della App”, edito Franco Angeli Editore. Per oltre un’ora il professor Pira ha parlato a giovani, genitori e nonni. Presenti anche i ragazzi di una terza media dell’Istituto Comprensivo di Santa Margherita che stanno facendo un progetto contro il cyberbullismo.  Il silenzio assoluto durante la relazione e gli applausi hanno scandito il gradimento per l’intervento del professor Pira che secondo Don Tonino, è stato capace di parlare al cuore dei presenti, da studioso competente ma che vuole mettere in guardia sulle insidie delle nuove tecnologie, ricordando però che rappresentano una grande opportunità.
“I dati della mia ricerca – ha sottolineato nel corso della relazione il professor Pira – sono in linea con il sondaggio U-Report dell’UNICEF sui giovani ha generato più di 8.000 risposte e riscontrato che oltre un quarto si è sentito ansioso, il 15% depresso. Uno degli aspetti di maggiore interesse emerso è quello relativo alla tendenza a isolarsi rispetto all’ambiente familiare. I ragazzi raccontano di avere provato momenti di paura e di avere sentito moltissimo la mancanza degli amici. Nelle risposte al quesito dieci: Cosa ti manca di più? (quesito a risposta aperta) le considerazioni ruotano per la maggior parte intorno al tema dell’amicizia e dello stare fuori con gli amici. Le ragazze e i ragazzi utilizzano il sostantivo libertà riferito alla possibilità di uscire di casa. Uscire con gli amici, vedere gli amici, stare con…, tutte espressioni che raccontano di un bisogno di fisicità, che nel loro modo di relazionarsi si interseca senza soluzione di continuità con la connessione e l’interazione online. Una dipendenza dagli altri che, come è evidente da quanto emerge dal quesito, genera il paradosso di una forte sensazione di isolamento, paura e scoraggiamento, con oltre il 60% degli intervistati che dichiara di avere provato questo sentimento durante il periodo di lockdown. Gli adolescenti sono passati da vite super organizzate, fin troppo piene di attività, nelle quali la tecnologia e i social media giocano il ruolo di facilitatori della comunicazione, ad una situazione in cui la propria vita si racchiude tutta dietro uno schermo”. Poi applausi ma niente abbracci. Ma sono solo rimandati. Ha promesso Francesco Pira: “ Grazie per la vostra accoglienza, spero di tornare quando la pandemia sarà finita”.
 
 
 
 

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