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Questa sera a Sambuca le Feste Saracene animate da 200 tra figuranti e attori

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Le “Feste Saracene nel Borgo dei Borghi”, l’emiro, i vicoli e la fondazione di Zabut. Questa sera a Sambuca il momento conclusivo di un evento giunto alla terza edizione, avviato subito dopo l’elezione, nel 2016, del centro sambucese a borgo più bello d’Italia.  Con le “Feste Saracene nel Borgo dei Borghi” si compie un percorso a ritroso nella storia per riscoprire le origini del centro belicino.

Grande entusiasmo per l’evento, partito ieri sera, che mette insieme oltre duecento persone – tra figuranti ed attori – e che raggiunge quest’anno ben ventotto scene recitate e narrate. Un quartiere che all’improvviso si anima, torna a vivere e a raccontare se stesso grazie ai testi di Marisa Mulè, le scene di Ida Maggio e i vestiti di Antonella Salvato.

Le feste nascono in un contesto storico, quello della storia di Sambuca, fondata negli anni successivi allo sbarco in Sicilia dei Saraceni nel IX sec. d. C. La rievocazione prende spunto proprio dalla storia della fondazione del “borgo” ad opera di un manipolo di Saraceni guidati dall’emiro Al Zabut.

Nella parte alta della città, nel cuore del Quartiere Saraceno, dove è ancora oggi possibile perdersi ne “Li Setti Vaneddi”, o entrare nelle viscere della terra, nelle “Purrere”, le cave di pietra arenaria, che incrociano o forse riutilizzano percorsi tracciati in epoca saracena nei “Dammùsi e Trabucchelli”. Le Feste Saracene prendono vita proprio in quello che fu lo scenario originario delle vicende storiche che vengono magistralmente rievocate da numerosi attori in un teatro a cielo aperto, in abiti di scena e grazie alla suggestione che creano i vicoli, stretti e tortuosi, ripercorrono questa lunga traccia storica.

La rievocazione è stata realizzata attraverso la creazione di scene, ognuna delle quali si sofferma a “raccontare” un episodio storico, mentre in altri vengono messe in scena momenti di vita quotidiana nel borgo saraceno. Fino a giungere sul poggio più alto ai piedi della Matrice, l’austera e monolitica chiesa più antica, edificata sulle vestigia del Castello dell’Emiro Al Zabut, che diede il nome a questo Borgo e che mai più lo abbandonò, imprimendo dell’afflato del suo spirito questi luoghi. Il castello arabo, in cima, con il suo sperone roccioso, veleggia oggi con la guglia del campanile, un tempo torre di avvistamento. E c’è un dedalo di cunicoli sotto la città antica, un labirinto di vie sotterranee in cui, si narra, vennero sepolte vive molte anime dannate. Tutto intorno, il castello è circondato dai “Vicoli Saraceni”, residuo dell’antico insediamento, fra stradine tortuose, anguste vie e poi splendidi cortili. “Le Feste Saracene – dicono soddisfatti il sindaco Leo Ciaccio e il vicesindaco assessore alla Cultura e il Turismo Giuseppe Cacioppo – hanno il grande merito di avere risvegliato questo aspetto, di aver incuriosito non solo i residenti ma anche le centinaia di visitatori, attirando l’attenzione su questa misteriosa parte della storia di tanta parte della Sicilia occidentale, con Sambuca al centro. Attraverso questo evento si consolida il profondo sentimento di appartenenza identitaria della comunità sambucese al proprio territorio e alla propria storia, evento che resta al momento l’unico per tema e per area urbana interessata”. L’appuntamento, questa sera, è dalle 21 alle 23.

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