Agrigento

Agrigento ancora nelle retrovie per qualità della vita nella classifica del “Il Sole 24 Ore”

La provincia di Agrigento rimane nella parte bassa della graduatoria nazionale sulla qualità della vita elaborata da “Il Sole 24 Ore”, attestandosi al 95° posto su 107 territori. La posizione segna un piccolo passo avanti rispetto allo scorso anno, quando figurava al 96°, ma non modifica il quadro complessivo: il Mezzogiorno continua a occupare le aree più difficili della mappa italiana. In cima alla classifica si confermano Trento, Bolzano e Udine, mentre tra le realtà più fragili compaiono Reggio Calabria, Siracusa, Crotone, Napoli e Caltanissetta.

Agrigento presenta performance molto diverse a seconda dell’ambito analizzato. Il segnale più incoraggiante arriva dal settore della rappresentanza istituzionale giovanile: la provincia ottiene il primato nazionale per presenza di amministratori under 40, un indicatore che testimonia la forza del ricambio generazionale e la possibilità di un rinnovamento nelle politiche pubbliche. Buoni anche i segnali nella sfera della sicurezza: bassa incidenza di incidenti stradali, ridotta mortalità sulle strade extraurbane e un indice di criminalità contenuto la collocano tra le aree più tranquille del Paese.

Molto più complessa risulta invece la situazione economica. Redditi tra i più bassi d’Italia, consumi limitati e un ecosistema dell’innovazione ancora debole, con poche startup, frenano lo sviluppo locale. Anche i tassi di occupazione, la partecipazione al mercato del lavoro e la formazione continua rimangono indietro, delineando un contesto produttivo ancora fragile.

Sul fronte ambientale e dei servizi, Agrigento registra buone performance nella produzione di energia da fonti rinnovabili e beneficia di un rischio idrogeologico relativamente contenuto. Restano però significativi i ritardi nella digitalizzazione degli uffici pubblici e nei servizi dedicati agli anziani.

Il capitolo demografico e sociale evidenzia ulteriori criticità: il territorio continua a perdere residenti, la mortalità evitabile è alta e gli indicatori sulla qualità della vita femminile sono inferiori alla media nazionale. A controbilanciare, almeno in parte, ci sono la natalità in tenuta e un numero adeguato di medici di base.

Il quadro finale mostra una provincia che fatica a tenere il passo delle realtà più dinamiche del Paese, ma che conserva alcuni punti di forza sui quali poter costruire un percorso di rilancio. In prospettiva, l’energia delle nuove generazioni e la solidità del tessuto sociale potrebbero rappresentare le leve principali per invertire la rotta.

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