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Crisi idrica ad Agrigento, Siciliacque minaccia il taglio dell’acqua

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La crisi idrica ad Agrigento entra in una fase cruciale. Siciliacque, la società che gestisce il servizio idrico sovrambito in gran parte della Sicilia, ha comunicato di essere pronta a ridurre l’erogazione verso la provincia di Agrigento fino a 50 litri al secondo: una diminuzione del 75% rispetto agli attuali 200 litri. Una decisione che metterebbe in ginocchio città e territorio, generando inevitabili tensioni sociali.

Le radici della crisi idrica

L’emergenza affonda le sue origini nel fallimento di Girgenti Acque, avvenuto nel 2021, che ha lasciato a Siciliacque un debito di 33 milioni di euro. Il quadro è poi peggiorato con la persistente insolvenza di Aica, la gestione pubblica subentrata nel servizio idrico dell’Agrigentino. Siciliacque vanta oggi nei confronti di Aica un credito superiore ai 22 milioni di euro, comprensivo di interessi di mora. Per recuperarlo, ha ottenuto un decreto ingiuntivo già esecutivo, ma Aica ha presentato opposizione.

La pressione per procedere al taglio arriva dal socio privato Italgas, che ha spinto il Cda, guidato da Salvatore Castrovinci, a rivolgersi direttamente al presidente della Regione, Renato Schifani. Nessuna risposta ufficiale è finora giunta da Palermo.

I nodi politici e finanziari

Dal suo insediamento a luglio, la presidente di Aica Danila Nobile ha cercato di ricomporre il debito proponendo una transazione da 14,5 milioni di euro. Parallelamente, ha avviato controlli e richieste di pagamento ai Comuni morosi: una manovra che ha generato polemiche anche da parte di sindaci del centrodestra, alcuni dei quali contestano la legittimità dei crediti vantati da Aica. Sul territorio si contano 77 mila utenti non in regola.

Il rischio di una paralisi idrica

Siciliacque ha già inviato il preavviso di taglio e specificato che terrà conto delle perdite idriche dichiarate (in media il 57%). Se la riduzione del 75% dovesse diventare realtà, il sistema idrico agrigentino entrerebbe in una condizione di gravissima emergenza: turnazioni estreme, disservizi diffusi, possibili blocchi dei servizi essenziali.

La Regione, nell’ultimo anno, ha destinato oltre 100 milioni alla realizzazione di tre dissalatori mobili a Gela, Porto Empedocle e Trapani e altri 67 milioni per la gestione triennale. Misure importanti, ma insufficienti per disinnescare una crisi idrica Agrigento che continua a minacciare la stabilità dell’intero sistema idrico siciliano.

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