Il cardinale Francesco Montenegro, ieri sera, al termine della processione del Venerdì santo in piazza Pirandello ad Agrigento, ha pronunciato una sua riflessione legata alla Pasqua lanciando un appello agli agrigentini.
L’arcivescovo di Agrigento commentando un passo del Vangelo di Luca sul momento della Passione di Cristo, con accanto i due ladroni che chiedono aiuto allo stesso Signore, così ha detto: ” “Penso Gesù che la sua non sia stata la richiesta di un semplice ricordo, quanto un’implorazione a potersi sentire uno dei tuoi. Rinnega così per te una vita di rapine e di violenza e chiede timidamente, con un ultimo filo di voce, di esserti vicino. Questo ci incoraggia, perché anche quando sembra di essere alla scadenza dei tempi supplementari di una partita è possibile ancora vincere. Come è stato per lui.
In questa notte particolare, mi chiedo: e noi agrigentini, Gesù, ci siamo decisi a giocare seriamente la nostra partita? Il nostro territorio e la nostra Città, si sono decise a scalare la classifica del bene comune?! So bene che non sempre la palla può finire in rete, potrebbe anche colpire i pali o il loro incrocio, tuttavia questo non può essere un motivo per non provarci. Il non scendere in campo sarebbe disastroso: infatti l’immobilismo facile, comodo e colpevole paralizza, fa registrare continue decadenze, porta sempre più in basso. Dobbiamo convincerci che, tra il male comune, che a torto si dice sia mezzo gaudio, e il bene comune, non ci sono vie di mezzo”.
Don Franco ha poi fatto riferimento alle problematiche che attanagliano la provincia: “L’acqua e il suo ciclo (distribuzione, depurazione) più che un diritto di tutti rischia di diventare un lusso di pochi. Il nostro territorio è ferito da scempi e da abusivismo, il conto salato che ci tocca pagare sono gli smottamenti, le frane, gli scivolamenti a valle di costoni, il rischio crollo di case, ponti, strade e anche di antiche e splendide opere come la nostra Cattedrale. Che dire poi di quella emergenza trascurata per molti anni da tutti: politici, tecnici, burocrati, cittadini, e che ora è insistentemente alla ribalta: i rifiuti urbani. Per troppo tempo abbiamo fatto affidamento sulle discariche creando bombe ecologiche a orologeria. È vero che la responsabilità può essere addossata ai disservizi. Ma a un segno di civiltà come la raccolta differenziata si contrappongono i vergognosi cumuli abusivi di rifiuti indifferenziati in diverse parti del territorio e della città. Quella fila di sacchetti di immondizia che costeggiano le nostre strade non la creano di sicuro nemici immaginari, ma l’irresponsabilità di chi non ama la sua città e questa terra, i suoi concittadini e conterranei. Ci si sente liberi di gettare la qualunque per strada, senza pensare agli altri che la abitano e che hanno il diritto di vivere nell’ordine e con dignità. Però tutti pretendiamo una città pulita. Probabilmente anche chi getta il sacchetto per strada. Gesù: distruggiamo con la nostra incuria e indifferenza il territorio, che dovrebbe essere fonte della nostra ricchezza, e poi piangiamo perché i figli di questa terra sono costretti a emigrare”.