Agrigento

Sito archeologico di Eraclea Minoa: il mito di un grande passato e il degrado imbarazzante di oggi

Potrebbe essere un sito di notevole importanza e grande fascino. Da un lato la posizione strategica, il panorama mozzafiato su un golfo dal mare azzurro e le rocce candide di Capo Bianco, dall’altro il suggestivo mito del passaggio in una Sicilia antichissima del semidio Eracle e del re cretese Minosse e ancora i grandi resti  di Eraclea Minoa fondata dai selinuntini nel VI sec. a.C. divenuta oggetto di una contesa tra Selinunte e Akragas. Ma il sito archeologico di Eraclea Minoa, uno dei siti della Regione Siciliana e gestito dalla Soprintendenza ai Beni culturali di Agrigento, è l’esempio di come millenni di prestigiosa storia possono essere spazzati via dall’abbandono e dall’incuria, figli del nostro tempo.

Venti custodi si occupano dell’ apertura e della custodia del sito che è meta di passaggio tra chi dopo aver visto la maestosità della Valle dei templi vuole continuare il suo viaggio nella Sicilia greca prima di arrivare a Selinunte e non solo: centinaia di turisti che ogni giorno arrivano qui per visitare gli scavi iniziati nel 1957 e che hanno riportato alla luce il teatro greco formato da una cavea a dieci gradoni, divisa in nove settori, costruito ad incastro con conci di marna che poi per volontà della Regione che si occupa di preservarlo nel tempo, lo ha rivestito per ripararlo dall’erosione atmosferica che ne snatura la bellezza, una copertura in pvc e ferro oggi ossidato che ricorda qualche bizzarra opera di arte contemporanea piuttosto che la magia unica dell’architettura greca.

Il biglietto di ingresso al sito costa quattro euro per poter visitare tutta l’area archeologica e poter ammirare una selezione di reperti ceramici e statuette votive provenienti dall’abitato e dalla necropoli e conservati nell’Antiquarium, due stanze infestate dall’umidità e nido anche di uccelli che tra le teche di vasi e anfore, di tanto in tanto, fanno capolino tra le teste dei visitatori.

E sono in tanti tra chi ha pagato il biglietto di ingresso e ha visitato il sito che immediatamente si accorge di essere davanti ad un posto di una bellezza straordinaria, ma completamente abbandonato a se stesso. Basta, infatti leggere velocemente le note di chi è passato da qui lasciando recensioni indignate nel registro delle firme che stroncano in pieno la Regione, i custodi, definiti, “sonnacchiosi” e chi permette che anni di storia venga infangata dal degrado più totale tra erbacce e servizi igienici vergognosi.

Sono in parte visibili anche i resti della cinta muraria della città costruita tra la fine del VI e la fine del V secolo a.C, della lunghezza stimata di circa 6 chilometri. A nord-est delle mura si riconoscono ancora otto  torri quadrate e poi la possibilità di visitare l’abitato di ciò che resta dell’insediamento urbano di età ellenistica, un percorso tra una cartellonistica che come si può apprendere è stata rifatta grazie ad un finanziamento europeo, oggi però illeggibile.

 

 

 

 

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