A quattordici anni dalla misteriosa scomparsa di Paola Casali, la Procura della Repubblica di Agrigento, guidata dal procuratore Giovanni Di Leo, ha dato nuovo impulso all’inchiesta. Nella giornata di ieri è stato convocato l’unico indagato nel procedimento: un uomo sessantenne, originario della Sicilia ma da anni residente in provincia di Arezzo. L’uomo, presente con il proprio difensore, ha scelto di non rispondere alle domande dei pubblici ministeri, avvalendosi della facoltà prevista dalla legge per gli indagati.
La vicenda risale al 20 febbraio 2011, quando Paola Casali – allora 49enne, madre di due figlie – scomparve nel nulla mentre si trovava in vacanza a Licata, sua città d’origine.
Secondo quanto ricostruito, la donna avrebbe lasciato Milano per trascorrere alcuni giorni in Sicilia, ospite di parenti. L’ultima comunicazione con la famiglia fu una telefonata alla figlia, nella quale spiegava che sarebbe rimasta lontana per “quattro o cinque giorni” e che avrebbe spento il telefono per poi richiamare il giorno successivo. Da quel momento, però, nessun altro contatto: il cellulare risultò spento e Paola non fece mai ritorno.
Nel corso delle indagini, i sospetti si sono da subito concentrati sull’uomo che l’aveva accompagnata nel viaggio, con cui Paola avrebbe avuto una relazione.
In un primo momento, l’indagato aveva negato di conoscerla, salvo poi cambiare versione dopo che i tabulati telefonici e i dati di geolocalizzazione lo avevano collocato nella zona della scomparsa proprio in quel giorno. Successivamente ammise di conoscere la donna, ma dichiarò di non avere alcun legame sentimentale con lei.
Il caso, inizialmente archiviato, è stato riaperto nel 2021 grazie all’insistenza delle figlie di Paola, Elena e Marika, che non hanno mai smesso di cercare la verità.
A destare nuovi sospetti sono stati alcuni elementi rimasti oscuri: tra questi, problemi economici legati al gioco d’azzardo e a prestiti sospetti, oltre a richieste di denaro che l’uomo avrebbe avanzato alla donna. In particolare, in un’occasione, Paola avrebbe fatto firmare alla figlia un prestito di 5.000 euro, senza fornire spiegazioni convincenti.
Alla luce delle contraddizioni nelle dichiarazioni dell’indagato e di nuovi accertamenti tecnici, la Procura ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata in passato, decidendo di proseguire le indagini.
I carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento stanno proseguendo con l’ascolto di nuove persone informate sui fatti, nella speranza di fare finalmente luce su un caso che da oltre un decennio attende risposte.