Non si ferma la macchina dei soccorsi che, da oltre ventiquattr’ore, è impegnata a Favara e lungo la costa agrigentina per ritrovare Marianna Bello, la trentottenne madre di tre figli travolta ieri mattina da un fiume d’acqua che si è formato improvvisamente nel rione “Conzo” durante il nubifragio.
Secondo le prime ricostruzioni, la donna era rimasta bloccata con la sua Lancia Ypsilon in via Umberto, dove la strada si è trasformata in un torrente in piena. Avrebbe cercato riparo dirigendosi a piedi verso un esercizio commerciale, ma la forza dell’acqua l’ha trascinata via, inghiottendola in un canalone di scolo. Da quel momento di lei non si hanno più notizie.
Le operazioni di ricerca sono proseguite senza sosta per tutta la notte: squadre dei vigili del fuoco, nuclei fluviali e sommozzatori, unità cinofile e volontari della Protezione civile hanno setacciato il percorso delle condotte sotterranee e le zone di deflusso. Fondamentale il supporto dall’alto con un elicottero dell’Aeronautica e uno della Marina militare, dotati di visori notturni, che hanno sorvolato fino a bassa quota sia la foce del fiume Naro sia la spiaggia di Cannatello.
Gli inquirenti non escludono che Marianna possa essere stata trascinata dal sistema di canalizzazione fino al torrente Cicchillo, da lì nel fiume Naro e infine verso il mare aperto. Un’ipotesi che rende le ricerche particolarmente complesse e che tiene col fiato sospeso l’intera comunità favarese, raccolta attorno alla famiglia della giovane donna.
Al momento, purtroppo, non è emersa alcuna traccia. Le ricerche sono riprese stamattina all’alba con la stessa intensità, nella speranza di dare presto una risposta a chi da ore vive nell’attesa.
“Le infrastrutture – e’ intervenuto il sindaco di Raffadali Silvio Cuffaro oggi con una nota inviata alla Regione – che dovrebbero proteggerci dalle cosiddette bombe d’acqua, ormai sempre più frequenti, si dimostrano insufficienti. Il territorio non è preparato a difendersi da precipitazioni violente, simili a veri e propri monsoni, che mettono a rischio vite umane e causano gravi danni economici e sociali. I tragici eventi accaduti ieri in provincia di Agrigento, e nello specifico a Favara, ne sono una dolorosa conferma.
È indispensabile avviare una seria riflessione e una decisa programmazione di opere strutturali e preventive: dal potenziamento delle reti di raccolta delle acque piovane, alla messa in sicurezza delle strade, dalla tutela dei centri storici agli interventi nelle aree maggiormente vulnerabili”.