Molti contribuenti credono che basti conservare le carte fiscali per cinque anni, ma la realtà è diversa. Secondo la normativa vigente, per evitare problemi con l’Agenzia delle Entrate è necessario tenere archiviati fatture, dichiarazioni dei redditi e registri contabili per almeno dieci anni.
Una regola che non riguarda solo imprese e professionisti, ma anche i privati cittadini, e che si fonda su quanto previsto dal Codice Civile e dal Testo Unico delle imposte sui redditi.
Il termine di cinque anni indicato da molti riguarda solo la decadenza del potere di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate: in pratica, dopo cinque anni l’Amministrazione non può più emettere nuovi accertamenti sulle dichiarazioni presentate.
Tuttavia, se un controllo viene avviato entro quel termine, il contribuente deve essere in grado di esibire tutta la documentazione richiesta — anche se si riferisce a periodi più vecchi.
Per questo motivo, entra in gioco l’articolo 2220 del Codice Civile, che impone a chi tiene scritture contabili — comprese imprese, liberi professionisti e lavoratori autonomi — di conservare fatture, registri e lettere commerciali per dieci anni.
Solo dopo questo periodo, i documenti possono essere eliminati senza rischi.
Sebbene la norma civile si rivolga principalmente ai soggetti con partita IVA, la prassi consiglia di estendere l’obbligo di conservazione anche ai contribuenti privati.
Questo perché, in caso di contestazioni o verifiche, l’onere della prova è sempre a carico del contribuente: senza documenti validi, l’accertamento fiscale si presume legittimo e diventa molto difficile dimostrare la propria buona fede.
La regola generale è quindi semplice:
🔹 Dichiarazioni dei redditi, fatture, ricevute e documenti rilevanti vanno conservati per 10 anni dalla data dell’ultima registrazione.
Un limite massimo alla conservazione esiste: l’articolo 8 dello Statuto del Contribuente stabilisce che nessun obbligo può durare oltre dieci anni.
Trascorso questo termine, l’Agenzia delle Entrate non può più richiedere la documentazione né basare su di essa accertamenti o sanzioni.
In pratica, dopo dieci anni, il contribuente può eliminare in sicurezza le vecchie carte — ma solo se non sono in corso verifiche o contenziosi aperti.
Meglio conservare un faldone in più che una cartella esattoriale inaspettata.
In particolare, mantieni sempre in archivio:
Conservare i documenti fiscali per dieci anni è la migliore tutela contro eventuali accertamenti futuri e un modo concreto per evitare errori costosi o sanzioni.