Una decisione che cambia tutto per le famiglie con un caro affetto da Alzheimer.
Con la sentenza n. 503 del 25 settembre 2025, il Tribunale di Pordenone ha stabilito che la retta per i pazienti ricoverati in RSA deve essere coperta interamente dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), senza alcun contributo economico da parte dei familiari.
Per anni, le famiglie sono state costrette a pagare di tasca propria fino alla metà della retta, suddivisa tra “quota sanitaria” e “quota alberghiera”. Ora, questa distinzione è stata dichiarata illegittima.
I giudici friulani hanno ribadito un principio fondamentale: nei casi di Alzheimer e altre forme gravi di demenza, l’assistenza quotidiana è parte integrante della cura medica.
Ogni gesto — dal nutrire il paziente al supporto nell’igiene personale — ha valore terapeutico e non può essere considerato un semplice servizio alberghiero.
“Aiutare un malato di Alzheimer a mangiare non è ristorazione: è una necessità clinica”, scrive il Tribunale.
“L’assistenza continua e integrata è terapia e deve essere interamente a carico del SSN.”
Con questa pronuncia, il Tribunale ha demolito la prassi con cui le strutture sanitarie scaricavano sui parenti la parte “assistenziale” della retta, dichiarando che l’assistenza socio-sanitaria è un tutt’uno e non può essere divisa in quote economiche.
La sentenza applica principi già sanciti da norme nazionali e decisioni precedenti:
In base a queste norme, il diritto alla salute prevale su qualsiasi vincolo economico di Comuni o Regioni: nessuna amministrazione locale può chiedere contributi o rimborsi alle famiglie.
La decisione del Tribunale di Pordenone ha conseguenze immediate e potenzialmente estese a tutto il territorio nazionale:
La legge n. 833/1978, che ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale, impone infatti che la tutela della salute sia universale e gratuita.
Il Tribunale ha inoltre richiamato i principi sanciti dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e dalla Carta Sociale Europea, che vietano discriminazioni economiche a danno dei malati gravi.
La pronuncia rappresenta una svolta epocale per migliaia di famiglie che da anni affrontano spese insostenibili per garantire cure adeguate ai propri cari.
In molti casi, le rette delle RSA superano 3.000 euro al mese, prosciugando risparmi e pensioni.
Con la sentenza di Pordenone, l’intero costo del ricovero per i malati di Alzheimer deve essere coperto dal SSN, eliminando la distinzione tra “quota sanitaria” e “quota assistenziale”.
Le famiglie che hanno ricevuto richieste di pagamento o azioni di recupero crediti da parte dei Comuni possono ora opporsi, citando il principio di inscindibilità dell’assistenza sanitaria riconosciuto dalla giurisprudenza.
Il caso del Tribunale di Pordenone apre la strada a nuove cause in tutta Italia e rappresenta un precedente fondamentale per il riconoscimento dei diritti dei malati non autosufficienti.
Secondo gli esperti del settore socio-sanitario, la decisione potrebbe ridisegnare il sistema di compartecipazione alle spese, alleggerendo il carico economico sulle famiglie e rafforzando il principio di equità nel diritto alla cura.