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Aprire un B&B senza partita IVA: quando è possibile, quali regole seguire e cosa cambia dal 2025

Aprire un bed and breakfast può essere un’opportunità interessante per chi desidera valorizzare un immobile inutilizzato o iniziare un’attività legata all’accoglienza turistica. Tuttavia, per operare nel rispetto delle norme vigenti, è necessario conoscere bene i limiti, gli obblighi e le recenti novità introdotte, tra cui l’obbligo del Codice Identificativo Nazionale (CIN) a partire dal 2025.

Attività saltuaria o imprenditoriale: la differenza è fondamentale

La gestione di un B&B può avvenire in due modalità:

  • Non imprenditoriale, quando svolta in modo saltuario e con carattere familiare;
  • Imprenditoriale, quando l’attività è organizzata e continuativa.

Nel primo caso, non è obbligatoria l’apertura della partita IVA. Affinché l’attività sia considerata occasionale, devono essere rispettate alcune condizioni:

  • gestione diretta da parte del titolare, con eventuale aiuto di familiari;
  • massimo di 3-6 camere e 20 posti letto;
  • chiusura dell’attività per almeno 90 giorni all’anno;
  • sede dell’attività coincidente con la residenza del gestore.

In questa forma, i redditi derivanti dalla gestione del B&B rientrano tra i “redditi diversi” previsti dall’art. 67 del TUIR e possono essere dichiarati senza partita IVA.

Quando serve la partita IVA

L’apertura della partita IVA diventa obbligatoria quando:

  • vengono superati i limiti indicati per la gestione non imprenditoriale;
  • si pubblicizza l’attività su siti web o portali online;
  • è presente un sistema di prenotazione automatizzato;
  • si offrono servizi aggiuntivi (come escursioni o trasporti).

In questi casi, è necessario adottare il codice ATECO 55.20.41 e scegliere il regime fiscale più adatto al proprio volume d’affari. Sarà inoltre necessario indicare la sede delle scritture contabili.

SCIA e adempimenti burocratici

Chi avvia un B&B deve presentare una Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) al Comune di competenza, tramite lo sportello SUAP. La documentazione deve includere i dati del gestore, le caratteristiche dell’immobile e le modalità di erogazione del servizio. È previsto anche il pagamento di un diritto di istruttoria, che varia tra i 60 e i 150 euro.

In seguito, bisogna ottenere la classificazione della struttura dalle Agenzie per la Promozione delle Attività Turistiche e attivarsi per l’invio dei dati degli ospiti non UE alle autorità di pubblica sicurezza.

Il Codice Identificativo Nazionale (CIN): obbligo dal 2025

A partire dal 1° gennaio 2025, tutte le strutture ricettive, compresi i B&B e gli affitti brevi, dovranno essere in possesso del Codice Identificativo Nazionale (CIN). Questo codice, rilasciato dal Ministero del Turismo, certifica che la struttura rispetta gli standard richiesti.

Il CIN dovrà essere esposto nei locali e indicato in tutte le forme di pubblicità, comprese le piattaforme online e i social network. In caso di inadempienza, sono previste sanzioni da 800 a 8.000 euro.

Differenze tra B&B e altre strutture ricettive

È importante distinguere il bed and breakfast da altre strutture come le case vacanze o gli affittacamere. Il B&B deve mantenere una gestione familiare, offrendo esclusivamente pernottamento e colazione. L’organizzazione di servizi turistici aggiuntivi rientra invece tra le attività imprenditoriali vere e proprie, e richiede requisiti diversi.

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