L’assegno per il nucleo familiare spetta anche ai nonni che mantengono i nipoti, se questi vivono stabilmente con loro e sono economicamente a loro carico.
Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 28627 del 29 ottobre 2025, segnando un importante punto a favore delle famiglie italiane e smentendo l’interpretazione restrittiva finora adottata dall’INPS.
La vicenda nasce dal ricorso dell’INPS contro una decisione della Corte d’Appello di Lecce, che aveva riconosciuto a una pensionata il diritto a percepire l’assegno familiare per il nipote convivente.
Il minore, privo del sostegno dei genitori, viveva stabilmente con la nonna, unica figura in grado di provvedere al suo mantenimento economico e materiale.
L’Istituto aveva contestato la decisione, sostenendo che la normativa non prevedesse il diritto all’assegno per chi non è genitore o tutore legale del minore.
La Cassazione, invece, ha ribaltato la prospettiva, affermando che ciò che conta non è il titolo formale, ma la realtà dei fatti: chi mantiene un minore in modo continuativo e prevalente, anche se non genitore, può avere diritto all’assegno familiare.
Secondo la Suprema Corte, il requisito della vivenza a carico non si identifica con la semplice convivenza né con una dipendenza economica totale.
Significa, piuttosto, che il minore riceve un sostegno costante, prevalente e continuativo da parte del richiedente.
La prova di questa condizione può essere fornita anche attraverso presunzioni, purché il giudice possa trarre un quadro coerente e univoco della situazione familiare.
Nel caso specifico, la Cassazione ha evidenziato che:
Da questi elementi emergeva in modo evidente che la nonna fosse l’unica figura di riferimento economico e affettivo per il minore.
La decisione della Cassazione rappresenta una svolta giuridica e sociale.
Per la prima volta viene riconosciuto che il diritto all’assegno familiare può spettare anche a chi, pur non essendo genitore, si fa carico concretamente della crescita e del sostentamento di un minore.
Questo principio potrebbe ora essere applicato anche ad altri casi simili, aprendo la strada a nuovi riconoscimenti per i nonni e altri parenti che svolgono un ruolo di fatto genitoriale.
Secondo gli esperti di diritto del lavoro e previdenza, la sentenza contribuisce a colmare un vuoto normativo e a riconoscere la realtà delle famiglie italiane, dove spesso i nonni rappresentano il principale punto di riferimento economico e affettivo per i nipoti.
La Suprema Corte ha spiegato chiaramente che:
“Il requisito della vivenza a carico si realizza quando il richiedente provvede in modo continuativo e prevalente al mantenimento del minore, anche se non vi è un rapporto diretto di filiazione.”
Il principio stabilisce dunque che il diritto all’assegno non può essere negato solo per questioni formali, come la mancanza della potestà genitoriale, se esiste una prova concreta del mantenimento.
I nonni o altri familiari che si trovano in una condizione analoga possono:
Questa decisione della Cassazione rappresenta un passo avanti nel riconoscimento del ruolo dei nonni nella società italiana, sempre più spesso chiamati a sostenere figli e nipoti in difficoltà.
Una sentenza che unisce diritto e giustizia sociale, restituendo valore al principio di solidarietà familiare.