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Incidente stradale, anche se hai ragione potresti dover pagare: ecco quando secondo la Cassazione

Una nuova sentenza della Corte di Cassazione chiarisce un principio importante in materia di circolazione stradale: anche se si ha ragione in un incidente, si può essere ritenuti responsabili, se non si è adottata la necessaria prudenza.

Con la pronuncia n. 23939 del 27 giugno 2025, la Sezione IV Penale della Cassazione ha ribadito che l’imprudenza altrui non esonera automaticamente un conducente dalla responsabilità, se questi ha violato le regole di prudenza previste dal Codice della Strada.

Il caso analizzato dalla Corte

Il caso oggetto della sentenza riguarda un conducente che, effettuando una manovra in retromarcia senza verificare l’eventuale presenza di altri veicoli, ha provocato la collisione con un motociclo. L’impatto ha causato la caduta e il successivo decesso del conducente del mezzo a due ruote.

Secondo quanto accertato nei precedenti gradi di giudizio (Tribunale e Corte d’Appello di Cagliari), l’auto aveva invaso la strada “alla cieca”, avanzando in retromarcia di circa un metro e mezzo oltre la linea di immissione, senza avere visuale dell’incrocio. Il motociclo, che percorreva regolarmente la strada, non ha potuto evitare l’impatto.

Cosa ha stabilito la Cassazione

La Suprema Corte ha confermato le condanne, richiamando principi già consolidati:

  • La manovra di retromarcia deve essere eseguita con massima cautela, lentamente e con controllo completo dello spazio retrostante.
  • Se il conducente non ha visibilità sufficiente, ha l’obbligo di verificare la sicurezza della manovra, anche chiedendo assistenza a terzi.
  • Non è possibile invocare l’imprudenza altrui (in questo caso del motociclista) come causa esclusiva dell’incidente, se questa era prevedibile e non sopravvenuta.

Principio di affidamento e prevedibilità

Il principio di affidamento stabilisce che ciascun utente della strada può confidare nel rispetto delle regole da parte degli altri. Tuttavia, tale principio è limitato dalla prevedibilità del comportamento altrui: se un’azione potenzialmente pericolosa può essere prevista, il conducente deve comunque agire con prudenza per evitarla.

Nel caso in esame, la Corte ha ritenuto che la condotta del motociclista – che avrebbe potuto credere ragionevolmente che l’auto stesse svoltando e non uscendo in retromarcia – non potesse essere considerata imprudente. L’intera responsabilità è quindi stata attribuita al conducente dell’auto.

Quando si è responsabili anche se si ha ragione

La sentenza chiarisce un punto fondamentale: anche in presenza di colpa concorrente da parte di altri utenti, il conducente può essere ritenuto responsabile se la sua condotta è stata imprudente, pericolosa o contraria al Codice della Strada. In particolare:

  • Se si esegue una manovra rischiosa come la retromarcia senza avere piena visibilità;
  • Se non si adottano le cautele necessarie;
  • Se si invade la carreggiata altrui, anche per brevi tratti.

Conclusioni

La Corte di Cassazione rafforza l’obbligo di cautela alla guida e chiarisce che la responsabilità per incidente può ricadere anche su chi ha rispettato le regole, se non ha previsto un comportamento imprudente altrui che rientrava nella sfera della prevedibilità.

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