Grazie alla procedura di “esdebitazione del debitore incapiente”, chi non ha più risorse per pagare può ottenere la cancellazione totale dei debiti fiscali. Ecco come funziona e chi può accedervi.
A volte, anche il Fisco deve fare un passo indietro.
Chi si trova in gravi difficoltà economiche, ma ha agito in buona fede, può ottenere la cancellazione completa dei debiti verso l’Agenzia delle Entrate grazie a una procedura legale specifica: l’esdebitazione del debitore incapiente.
È uno strumento previsto dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, che consente a cittadini e piccoli imprenditori sovraindebitati di ripartire da zero, liberandosi da obbligazioni impossibili da adempiere.
📜 Cos’è l’esdebitazione del debitore incapiente
L’esdebitazione è una procedura straordinaria che permette, in casi particolari, di azzerare i debiti residui quando viene accertato che il contribuente:
- non ha alcuna possibilità reale di pagare, né ora né in futuro;
- non ha contratto i debiti con dolo, frode o colpa grave;
- collabora pienamente durante la procedura, fornendo documenti e informazioni;
- non possiede beni, redditi o entrate sufficienti a soddisfare i creditori.
In pratica, il giudice può disporre — su richiesta del contribuente — la cancellazione totale dei debiti con il Fisco e con altri creditori, restituendo così una possibilità di ripartenza economica.
Questa misura, però, può essere concessa una sola volta nella vita, proprio perché produce effetti definitivi e irreversibili.
💰 Il caso concreto: debito di 90.000 euro cancellato
Un recente caso affrontato dalla magistratura siciliana ha mostrato come la legge possa realmente offrire una seconda possibilità.
Una donna, titolare di una piccola agenzia di scommesse, era stata accusata dall’Agenzia delle Entrate di non aver versato il Prelievo Erariale Unico (Preu) — l’imposta sulle somme giocate — nel periodo 2013-2015.
L’importo originario, sommato a sanzioni e interessi, era salito a quasi 90.000 euro.
Nel frattempo, l’attività era stata chiusa e la donna viveva un periodo di totale assenza di reddito, sostenuta solo dai familiari.
Impossibilitata ad accedere a piani di rateizzazione o a una definizione agevolata, aveva chiesto al tribunale di essere ammessa alla procedura di esdebitazione per debitore incapiente.
Il giudice, valutata la buona fede e la mancanza di risorse, ha disposto la cancellazione completa del debito fiscale, riconoscendo la sua condizione di insolvenza irreversibile.
⚙️ Come funziona la procedura
La richiesta di esdebitazione si presenta presso l’OCC (Organismo di Composizione della Crisi) competente per territorio.
L’OCC verifica la documentazione e predispone una relazione da inviare al giudice, che — se ritiene fondate le motivazioni — emette un decreto di cancellazione dei debiti.
La norma di riferimento è l’articolo 283 del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, che disciplina il caso del debitore incapiente, ossia chi non ha mezzi né prospettive per onorare i propri debiti, pubblici o privati.
🕒 Controllo triennale dopo la cancellazione
Il beneficio dell’esdebitazione non è privo di vincoli.
Nei tre anni successivi al provvedimento, il debitore deve comunicare ogni anno all’OCC eventuali nuove entrate o utilità economiche.
Se in questo periodo ottiene redditi superiori al minimo vitale, dovrà destinarne una parte ai creditori, nei limiti del possibile.
Se invece non emergono nuove risorse, l’esdebitazione resta definitiva e pienamente efficace.
⚖️ Una seconda chance per chi agisce in buona fede
La normativa, introdotta per evitare che i debiti si trasformino in una condanna a vita, riconosce che non tutte le situazioni di insolvenza derivano da dolo o cattiva gestione.
Chi è stato travolto da circostanze sfavorevoli — perdita del lavoro, crisi aziendale, malattia o crollo del mercato — ma ha sempre agito correttamente, può accedere a una nuova opportunità di riscatto.
Come ricorda la sentenza, lo Stato deve sì garantire il recupero dei tributi, ma anche tutelare i cittadini che non possono pagare, non quelli che non vogliono.
La legge, in questi casi, offre uno spiraglio di equità e dignità economica.



