Non tutte le cartelle esattoriali inviate dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione sono valide. Una recente ondata di sentenze ha chiarito che, se l’atto proviene da un ufficio territorialmente incompetente, il contribuente non è tenuto a pagare: la cartella è illegittima e può essere annullata con un semplice ricorso.
🔹 La regola: vale solo l’ufficio competente per il tuo domicilio fiscale
Ogni cartella esattoriale deve essere notificata dall’ufficio competente per il domicilio fiscale del contribuente, non da qualunque sede dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Lo stabiliscono chiaramente gli articoli 12 e 24 del D.P.R. 602/1973, confermati anche dalla Cassazione (sent. n. 1668/2025).
👉 In pratica, se hai domicilio fiscale a Palermo, la cartella deve provenire dalla sede territoriale di Palermo, anche se il debito è nato altrove.
Questo principio serve a garantire il diritto di difesa e a rendere più semplice il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione: ricevere una cartella da un ufficio lontano, infatti, costringerebbe il contribuente a rivolgersi a una sede irraggiungibile per chiedere chiarimenti o rateizzazioni.
🔹 Cosa succede se la cartella arriva dall’ufficio sbagliato
Se la cartella arriva da una sede dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione diversa da quella territorialmente competente, l’atto è nullo per difetto di competenza.
Questo vizio non può essere “sanato” in seguito: il contribuente può impugnare la cartella davanti alla Corte di Giustizia Tributaria della propria provincia, che – una volta accertato l’errore – deve annullarla senza neanche entrare nel merito del debito.
📌 Un esempio: con la sentenza n. 657/2025 la Corte di Giustizia Tributaria del Piemonte ha annullato una cartella solo perché notificata da un ufficio territorialmente incompetente, senza verificare l’importo o la fondatezza della richiesta.
🔹 Un principio di buonsenso: la riscossione segue la persona, non il debito
Il criterio di competenza è semplice: la riscossione segue la persona, non il luogo in cui è sorto il debito.
Ciò significa che:
- anche se l’accertamento è stato fatto in una città diversa,
- anche se il datore di lavoro o l’attività si trovano altrove,
- la cartella deve sempre provenire dall’ufficio che gestisce il tuo domicilio fiscale attuale.
Esempio pratico: una docente residente a Perugia lavora per alcuni mesi a Bologna. L’Agenzia di Bologna accerta un’irregolarità, ma la riscossione deve essere notificata dall’ufficio di Perugia, non da quello di Bologna.
🔹 E se la cartella riguarda una società?
Nel caso di debiti societari, si tende a pensare che la competenza segua la sede legale dell’impresa.
In realtà, se la cartella è intestata a una persona fisica (socio, amministratore, o ex socio), la competenza resta legata al suo domicilio fiscale personale.
La sede della società non ha alcun rilievo: la riscossione “segue” sempre la persona a cui viene richiesto il pagamento.
🔹 Come verificare se la tua cartella è valida
Per controllare la legittimità della cartella, basta leggere con attenzione la prima pagina del documento.
Lì troverai l’intestazione con la sede dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione che ha emesso l’atto.
Se non corrisponde alla sede competente per il tuo domicilio fiscale:
- non pagare immediatamente,
- conserva la busta o la PEC di notifica,
- rivolgiti a un professionista o a un CAF/avvocato tributarista per presentare ricorso.
Il difetto di competenza è un vizio che può portare all’annullamento totale della cartella e di tutte le conseguenze successive (fermi amministrativi, pignoramenti, ecc.).



