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Conflitti condominiali: cosa fare se le piante del vicino invadono la tua proprietà

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Quando si vive in condominio, la convivenza richiede attenzione e rispetto reciproco. Tra le problematiche più frequenti vi sono quelle legate alla gestione del verde: rami che oltrepassano i confini, vasi posizionati pericolosamente sui balconi, infiltrazioni causate da eccessive annaffiature o fronde che ostruiscono luce e visuale.

Se le piante del vicino invadono il tuo spazio, è importante conoscere i propri diritti e sapere quali strumenti legali è possibile utilizzare per tutelarsi.

Quando le piante diventano un problema condominiale

Giardinaggio e piante ornamentali possono trasformare uno spazio in un angolo verde rilassante. Tuttavia, in contesto condominiale, la scarsa manutenzione o la crescita incontrollata della vegetazione può generare disagio: finestre che non si aprono del tutto, balconi invasi da fronde, o persino situazioni di pericolo legate alla caduta di vasi o rami.

La legge favorisce sempre la risoluzione bonaria delle controversie. In prima battuta, è consigliabile parlare con il proprietario delle piante per segnalare il problema. Spesso basta una comunicazione chiara per risolvere la situazione.

Se il dialogo fallisce: la diffida

In assenza di collaborazione, il secondo passo è inviare una lettera di diffida, preferibilmente tramite raccomandata con ricevuta di ritorno e redatta da un legale. La diffida formale richiama il vicino a intervenire entro un termine specifico, segnalando le norme violate, come il diritto di proprietà o di veduta.

Tra gli articoli più rilevanti del Codice Civile figurano:

  • Art. 844 c.c. – Immissioni (rumori, odori, ombre);
  • Art. 892 c.c. – Distanze legali per la piantumazione;
  • Art. 896 c.c. – Potatura di rami e taglio di radici sporgenti.

Radici sì, rami no: cosa dice la legge

Il proprietario può tagliare autonomamente le radici che penetrano nella sua proprietà. Diverso è il caso dei rami, per i quali non è ammessa l’iniziativa personale, salvo autorizzazione del vicino o del giudice. Questo per evitare danni alla pianta e responsabilità legali.

Quando serve rivolgersi al giudice

Se la diffida non ha effetto, l’interessato può ricorrere al giudice civile. Il tribunale può ordinare la potatura forzata o disporre il risarcimento dei danni, se adeguatamente provati. Qualora il proprietario della pianta non esegua l’intervento, il giudice può autorizzare il danneggiato a procedere in sua vece, addebitandogli le spese.

Un taglio non autorizzato dei rami può configurare anche il reato di danneggiamento (art. 635 c.p.), oltre che un illecito civile.

Piante troppo vicine: diritto alla rimozione

Infine, se le piante sono state messe a dimora a una distanza inferiore a quella prevista dalla legge o dai regolamenti comunali, il vicino può chiederne l’estirpazione, come previsto dall’art. 894 c.c.. I costi saranno a carico del proprietario inadempiente.


Giacomo Cascio
Giacomo Cascio
CEO Blue Owl s.r.l. agency - Editore Risoluto.it

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