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Partite IVA, stretta sui controlli fiscali per chi rifiuta il concordato preventivo: focus anche sui conti correnti

Con la circolare 9/E del 24 giugno 2025, l’Agenzia delle Entrate definisce il nuovo quadro operativo relativo al concordato preventivo biennale, chiarendo cosa cambia per i titolari di partita IVA che decidono di non aderire. Tra le novità più rilevanti, spicca l’intensificazione dei controlli fiscali, che interesseranno anche conti correnti, investimenti e depositi bancari.

Cos’è il concordato preventivo biennale

Il concordato preventivo è uno strumento previsto per i contribuenti che esercitano attività d’impresa, arti o professioni e che applicano gli Indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA). Consiste in una sorta di “patto” con il Fisco che consente, per due anni, di determinare le imposte da versare non sulla base dei redditi effettivi, ma su quelli stimati dall’Amministrazione finanziaria.

L’adesione non è automatica: è preclusa a chi presenta debiti tributari pregressi o irregolarità contributive. Il biennio di riferimento è 2025-2026.

Controlli fiscali intensificati per chi resta fuori

Secondo quanto indicato nella circolare, l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza potenzieranno le attività di verifica nei confronti di coloro che:

  • non aderiscono al concordato,
  • rifiutano la proposta inviata dall’Amministrazione,
  • decadono dai benefici dopo l’adesione.

I controlli riguarderanno in particolare:

  • interrogazione incrociata delle banche dati pubbliche e fiscali,
  • accesso all’Anagrafe dei conti finanziari,
  • analisi di scostamenti tra dichiarazioni e movimentazioni bancarie.

L’obiettivo è costruire un profilo di rischio sempre più accurato, individuando situazioni sospette o anomalie rilevanti dal punto di vista fiscale.

Meno controlli per chi aderisce, ma non immunità

L’adesione al concordato non esonera completamente dai controlli, ma riduce il rischio di accertamenti basati su presunzioni semplici, offrendo una maggiore stabilità fiscale nel biennio. Tuttavia, eventuali violazioni potranno comunque far decadere i benefici acquisiti, con l’aggiunta di sanzioni accessorie più severe.

Sanzioni più pesanti in caso di irregolarità

Con la Legge 143/2024, sono state dimezzate le soglie oltre le quali scattano le sanzioni accessorie per violazioni in materia di imposte dirette e IVA. Tra le conseguenze possibili:

  • esclusione dagli appalti pubblici,
  • interdizione da cariche societarie,
  • sospensione temporanea dell’attività professionale o imprenditoriale.

La nuova disciplina si inserisce in una più ampia strategia di contrasto all’evasione e di promozione dell’adempimento spontaneo, spingendo i contribuenti a valutare con attenzione i vantaggi (e i rischi) connessi al concordato preventivo.

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