La normativa fiscale italiana prevede che i debiti verso il Fisco non siano eterni. Esistono infatti termini precisi entro cui l’Agenzia delle Entrate – Riscossione può notificare le cartelle esattoriali o avviare l’esecuzione forzata. In caso contrario, il credito decade o si prescrive, con la conseguente perdita del diritto di riscuotere.
La cartella esattoriale è l’atto con cui l’Agenzia delle Entrate – Riscossione intima il pagamento di somme dovute a seguito di controlli fiscali. Include:
Il ruolo, cioè l’elenco dei debiti affidati all’agente della riscossione, è redatto dall’ente creditore e trasmesso per il recupero forzato.
La decadenza si verifica se la cartella non viene notificata entro i termini stabiliti dalla legge. I tempi variano in base alla tipologia del tributo:
Una cartella notificata fuori termine è inesigibile, e il contribuente può opporsi.
La prescrizione comporta l’estinzione definitiva del diritto del Fisco a riscuotere un credito, per inattività protratta nel tempo. Anche in questo caso i termini variano:
Se il contribuente non ha ricevuto atti interruttivi della prescrizione (es. solleciti, atti esecutivi), può eccepire l’estinzione del debito.
Oltre a notificare la cartella nei termini, l’Agenzia delle Entrate – Riscossione ha un anno di tempo per avviare l’espropriazione forzata. Se non lo fa entro tale termine, deve:
Questa tutela consente al contribuente di:
Se il contribuente non può pagare l’importo in un’unica soluzione, può presentare richiesta di dilazione. La normativa consente il pagamento in più rate mensili, ciascuna non inferiore a 50 euro. La rateazione sospende ogni procedura di riscossione, inclusi pignoramenti e ipoteche.