Gestire una successione può diventare complesso quando uno degli eredi si oppone alla collaborazione. Un comportamento ostruzionistico, come il rifiuto di firmare la dichiarazione di successione o di fornire i dati per sbloccare i conti del defunto, rischia di rallentare l’intera procedura. Tuttavia, la legge prevede soluzioni precise per tutelare chi intende adempiere correttamente agli obblighi fiscali.
Dichiarazione di successione: obbligo e scadenze
La dichiarazione di successione va presentata all’Agenzia delle Entrate entro 12 mesi dalla data del decesso (art. 28 del Testo Unico sulle successioni e donazioni). Questo adempimento è necessario per registrare ufficialmente il trasferimento dei beni ereditari e per determinare le imposte dovute.
Sebbene la dichiarazione possa essere firmata da tutti gli eredi, la normativa consente che venga presentata anche da un solo soggetto. La dichiarazione è unica e deve comprendere l’intero asse ereditario: non sono previste versioni parziali.
Cosa succede se un erede si oppone?
Il rifiuto di uno degli eredi non blocca la dichiarazione. Chi presenta l’istanza dovrà anticipare le imposte (di successione, catastali e ipotecarie), ma ha diritto a richiedere il rimborso pro quota agli altri coeredi.
Se si supera il termine dei 12 mesi senza aver presentato la dichiarazione, si incorre in sanzioni. Tuttavia, è possibile beneficiare del ravvedimento operoso, che consente una riduzione delle sanzioni in base al ritardo accumulato:
- Entro 90 giorni: sanzione ridotta a 1/9 del minimo (1,11%);
- Entro 1 anno: dal 60% al 120% dell’imposta dovuta, minimo 200 euro;
- Oltre 1 anno: dal 100% al 200%, minimo 250 euro.
Se l’omissione viene accertata dall’Agenzia delle Entrate, la sanzione varia dal 120% al 240% dell’imposta. Anche in assenza di imposte (es. franchigia da un milione di euro tra coniuge e figli), resta dovuta una sanzione fissa tra 250 e 1.000 euro.
Come risolvere i conflitti tra eredi
Quando uno o più coeredi si rifiutano di collaborare, la legge prevede diversi strumenti per sbloccare la situazione:
- Negoziazione assistita: le parti si confrontano con l’assistenza legale, nel tentativo di raggiungere un accordo senza contenzioso;
- Mediazione obbligatoria: passaggio previsto prima dell’azione giudiziaria, con l’intervento di un mediatore terzo e imparziale;
- Divisione giudiziale: ultima opzione, consiste nel ricorso al Tribunale per sciogliere la comunione ereditaria.
Conclusioni
La presenza di un coerede non collaborativo può creare ostacoli, ma non impedisce il corretto svolgimento della successione. Le normative vigenti garantiscono la possibilità di procedere anche con una sola firma, tutelando così i diritti degli eredi diligenti. Fondamentale è rispettare le tempistiche e, se necessario, attivare i mezzi legali previsti per superare i blocchi e concludere le operazioni successorie nel rispetto della legge.