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Recupero crediti: diritti dei cittadini, limiti delle società e pratiche illegali da riconoscere

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Negli ultimi anni, in Italia, il fenomeno dell’indebitamento privato ha registrato una crescita costante, con un debito medio pro capite che ha superato i 29.000 euro. In questo contesto, le attività di recupero crediti sono diventate sempre più diffuse, spesso affidate da banche, finanziarie o aziende di servizi a società specializzate. Tuttavia, non sempre queste operano nel rispetto delle normative vigenti.

Cos’è il recupero crediti e quali sono i limiti legali

Il recupero crediti consiste in un’attività stragiudiziale con cui si tenta di ottenere il pagamento di somme dovute da un debitore, senza ricorrere subito al tribunale. Si tratta di una procedura legittima, ma deve essere svolta nel pieno rispetto della dignità della persona e delle normative civili e di tutela del consumatore.

Le società incaricate possono:

  • Contattare il debitore via telefono, email o lettera, purché in modo rispettoso e non insistente;
  • Inviare solleciti e diffide di pagamento, anche tramite raccomandata;
  • Proporre piani di rientro o rinegoziazione del debito;
  • Segnalare il mancato pagamento al creditore, che può successivamente agire legalmente.

Pratiche vietate nel recupero crediti: cosa non è consentito

Le società di recupero crediti non possono:

  • Contattare familiari, amici, colleghi o vicini per ottenere informazioni o fare pressioni;
  • Telefonare ripetutamente o in orari inappropriati (ad esempio la sera tardi, nei festivi o nei weekend);
  • Inviare messaggi preregistrati o SMS senza possibilità di replica;
  • Fare pressioni psicologiche con contatti frequenti o intimidatori;
  • Recarsi a casa o sul luogo di lavoro senza preavviso;
  • Utilizzare un linguaggio minaccioso o simulare atti giudiziari privi di valore legale.

Queste condotte, oltre a violare la privacy, possono configurare reati come molestie, violazione dei dati personali o diffamazione.

Cosa succede in caso di contestazione del debito

Se il debitore contesta l’importo richiesto (per esempio perché già saldato, prescritto o infondato), l’attività di recupero deve essere sospesa. La società ha l’obbligo di verificare la fondatezza della contestazione prima di procedere. In assenza di riscontro, la pratica va interrotta.

Importante sottolineare che le società di recupero non hanno poteri esecutivi: non possono pignorare beni, iscrivere ipoteche o avviare azioni legali se non attraverso avvocati autorizzati con regolare mandato.

Come tutelarsi in caso di abusi

Chi si ritiene vittima di comportamenti illeciti può:

  • Richiedere per iscritto la documentazione completa del credito (origine, importo, data);
  • Inviare una diffida alla società, contestando gli abusi e chiedendo la cessazione immediata delle pressioni;
  • Segnalare le irregolarità all’Autorità Garante per la Privacy o all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM);
  • Denunciare eventuali minacce o molestie alle forze dell’ordine.

Conclusioni

Difendersi da pratiche scorrette nel recupero crediti è possibile e previsto dalla legge. Il cittadino ha diritto a essere informato, rispettato e tutelato. In caso di dubbi o comportamenti sospetti, è consigliabile rivolgersi a un avvocato o a uno sportello per la tutela del consumatore, per far valere i propri diritti e – se necessario – ottenere giustizia.

Giacomo Cascio
Giacomo Cascio
CEO Blue Owl s.r.l. agency - Editore Risoluto.it

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