25.4 C
Comune di Sciacca

Morso da un cane, la Cassazione: colpa del minore e dei genitori, non del padrone

Pubblicato:

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (ordinanza n. 17200/2025) ha suscitato dibattito, stabilendo che in caso di morso da parte di un cane ai danni di un bambino, la responsabilità può ricadere esclusivamente sul minore e sui genitori, escludendo il proprietario dell’animale.

Il caso esaminato riguardava un bambino di otto anni che, dopo aver oltrepassato una recinzione delimitata da una semplice catena e provocato il cane con un bastone, era stato morso. I giudici hanno ritenuto tale comportamento del tutto imprevedibile e tale da interrompere il nesso causale tra il proprietario e il danno provocato, configurandolo come “caso fortuito” secondo quanto previsto dall’art. 2052 del Codice Civile.

Quando il comportamento del minore esclude la responsabilità del padrone

Nel diritto italiano, il proprietario di un animale è generalmente responsabile dei danni causati, a meno che non dimostri che l’evento è stato del tutto imprevedibile e inevitabile. In questo caso, la condotta del bambino è stata considerata così anomala da rientrare in tale eccezione.

Tuttavia, l’ordinanza apre interrogativi importanti: un bambino di otto anni può essere ritenuto pienamente consapevole delle conseguenze delle proprie azioni? La psicologia dello sviluppo indica che a quell’età la percezione del rischio è ancora in via di formazione. Affermare che abbia agito con piena coscienza potrebbe rappresentare una forzatura interpretativa.

Il confine tra vigilanza genitoriale e custodia degli animali

Altro punto cruciale della sentenza è la valutazione sulla custodia dell’animale. La Corte ha ritenuto sufficiente una catena chiusa ma senza lucchetto a delimitare l’area dove si trovava il cane. Questo criterio, se applicato in modo generalizzato, potrebbe abbassare drasticamente gli standard minimi di sicurezza e vigilanza per animali potenzialmente pericolosi.

Si apre così un conflitto tra due obblighi distinti: quello dei genitori di sorvegliare i propri figli e quello del proprietario di garantire una custodia adeguata dell’animale. La pronuncia attribuisce la responsabilità interamente alla famiglia del minore, sollevando il padrone anche in presenza di misure di sicurezza poco efficaci.

Una decisione che fa discutere

La sentenza, pur tecnicamente ineccepibile sul piano giuridico, rischia di generare un effetto distorsivo nella gestione della custodia degli animali domestici. Se il solo comportamento imprudente del minore e la mancanza di vigilanza genitoriale sono ritenuti sufficienti a sollevare da responsabilità il proprietario, si potrebbe creare un precedente che riduce la soglia di attenzione richiesta ai detentori di animali.

Nel bilanciamento tra tutela dell’infanzia e responsabilità oggettiva per custodia, la giurisprudenza sembra quindi aprire a una nuova interpretazione, che continuerà a far discutere per le sue implicazioni giuridiche e sociali.

Giacomo Cascio
Giacomo Cascio
CEO Blue Owl s.r.l. agency - Editore Risoluto.it

Articoli correlati

Articoli Recenti