La Legge di Bilancio 2026 introduce una novità molto attesa da milioni di contribuenti: Comuni e Regioni potranno approvare in autonomia nuove sanatorie fiscali locali, permettendo ai cittadini di regolarizzare tributi e sanzioni non pagate con condizioni più vantaggiose.
Si tratta di un cambiamento storico, perché — fino ad oggi — gli enti locali potevano attivare rottamazioni solo se previste dallo Stato. Dal 2026, invece, potranno deliberare direttamente forme di definizione agevolata su diversi tipi di tributo.
Vediamo nel dettaglio cosa cambia, quali debiti saranno sanabili e come funzioneranno le nuove misure.
La manovra conferisce a Comuni e Regioni il potere di introdurre “mini condoni” locali per agevolare la riscossione dei propri tributi, in coerenza con l’autonomia finanziaria prevista dalla legge.
Gli enti potranno quindi approvare:
Questa possibilità anticipa alcune misure della delega fiscale, rendendo però attiva la riforma già dal 2026.
La sanatoria potrà riguardare tutti i tributi locali, tra cui:
Non rientrerà nella sanatoria l’IRAP, che rimane fuori dal perimetro delle definizioni agevolate locali.
La definizione agevolata potrà includere diverse forme di vantaggio per il contribuente:
Sarà possibile pagare solo l’imposta dovuta, senza mora o maggiorazioni.
Il contribuente potrà saldare l’importo in più rate, secondo quanto previsto dall’ente.
Gli enti potranno rinunciare anche all’aggio di riscossione o alle spese aggiuntive.
La rottamazione scatterà solo se l’ente locale approverà una specifica delibera consiliare.
Senza questo atto formale, nessuna sanatoria sarà attiva.
Ogni Comune e Regione potrà definire:
Tra le ipotesi allo studio c’è una premialità per i contribuenti virtuosi:
chi attiverà il pagamento automatico su conto corrente per IMU e TARI potrà ottenere uno sconto fino al 5%.
Un incentivo che mira a ridurre l’evasione e a garantire incassi più rapidi per gli enti.
Potranno accedere tutti i contribuenti che:
La nuova sanatoria 2026 rappresenta un’opportunità importante:
La misura avvicina l’Italia ai modelli fiscali europei che prevedono più autonomia locale e strumenti di conciliazione tra cittadini ed enti pubblici.