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Soccorso in montagna o al mare, dal 2026 potresti dover pagare i costi se la colpa è tua: cosa prevede la nuova proposta

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Dal 2026 il sistema dei soccorsi pubblici in montagna e in mare potrebbe cambiare radicalmente. Una proposta inserita nel dibattito sulla Legge di Bilancio prevede che, in caso di dolo o colpa grave, i costi delle operazioni di salvataggio effettuate da Polizia di Stato e Carabinieri non siano più interamente a carico della collettività, ma possano essere addebitati alla persona soccorsa.

La misura, attualmente all’esame della Commissione Bilancio del Senato, estenderebbe a questi corpi una disciplina già applicata alla Guardia di Finanza, introducendo un principio di maggiore responsabilità individuale nelle attività ad alto rischio.


Cosa cambia dal 2026: quando il soccorso non sarà più gratuito

La proposta non mette in discussione il carattere essenziale e universale del soccorso pubblico, ma introduce una distinzione chiave:
il rimborso dei costi scatterebbe solo quando l’intervento è reso necessario da:

  • comportamenti volontariamente pericolosi
  • grave imprudenza o negligenza
  • violazione consapevole di divieti, allerta meteo o regole di sicurezza

Non basterà, quindi, un errore, un imprevisto o una difficoltà sopravvenuta. La richiesta di rimborso potrà avvenire esclusivamente nei casi di colpa grave o dolo, valutati dalle autorità competenti.


Perché nasce la proposta: soccorsi sempre più frequenti e spesso evitabili

Negli ultimi anni si è registrato un aumento significativo delle operazioni di soccorso per situazioni ritenute ampiamente evitabili, come:

  • escursioni in montagna senza equipaggiamento adeguato
  • attività in mare con condizioni meteo avverse ignorate
  • accesso ad aree interdette o pericolose
  • sottovalutazione di segnalazioni ufficiali di rischio

Interventi che richiedono spesso elicotteri, squadre specializzate, mezzi navali e lunghe operazioni di coordinamento, con costi elevatissimi per lo Stato.


Chi sarà coinvolto e quali interventi rientrano nella nuova regola

La norma riguarderebbe:

  • soccorso in montagna
  • soccorso in mare
  • ricerche di persone disperse
  • recuperi con mezzi aerei o navali complessi

I soggetti chiamati a intervenire sarebbero Polizia di Stato e Carabinieri, oltre agli altri corpi già coinvolti nelle operazioni di emergenza.


Quanto si pagherà? Importi e criteri ancora da definire

Il testo attuale non indica cifre precise. La quantificazione dei costi e le modalità di rimborso saranno stabilite tramite decreti attuativi, che dovranno essere emanati da:

  • Ministero dell’Interno
  • Ministero della Difesa
  • Ministero dell’Economia e delle Finanze

Solo con questi provvedimenti sarà possibile conoscere quanto potrà costare un soccorso ritenuto imputabile a colpa grave.


Le criticità: il confine tra errore e colpa grave

Uno dei nodi principali riguarda l’applicazione pratica della norma.
Il confine tra imprudenza semplice e colpa grave non è sempre netto e potrebbe dare origine a:

  • contenziosi amministrativi
  • ricorsi giudiziari
  • valutazioni caso per caso complesse

Proprio per questo, la fase attuativa sarà decisiva per evitare effetti dissuasivi indebiti sulle richieste di aiuto in situazioni di reale emergenza.


L’obiettivo della riforma: responsabilizzare, non scoraggiare i soccorsi

La finalità dichiarata della proposta non è ridurre il diritto al soccorso, ma limitare gli abusi e promuovere comportamenti più responsabili in contesti ad alto rischio.
Chi si troverà in difficoltà per cause non imputabili a comportamenti gravi continuerà a ricevere assistenza senza alcun costo.

Giacomo Cascio
Giacomo Cascio
CEO Blue Owl s.r.l. agency - Editore Risoluto.it

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