Il sistema previdenziale italiano si prepara a un nuovo cambio di rotta che rischia di incidere in modo significativo sul futuro di migliaia di lavoratori. Con un emendamento inserito nella Manovra di bilancio, il Governo introduce una riforma che, pur senza modificare formalmente l’età pensionabile, posticipa di fatto l’accesso alla pensione anticipata e riduce drasticamente il valore contributivo del riscatto della laurea.
Le novità entreranno in vigore in modo graduale a partire dal 2032, con piena applicazione dal 2035, e stanno già suscitando forti critiche da parte dei sindacati, che parlano apertamente di un arretramento dei diritti previdenziali.
La pensione anticipata continuerà a richiedere, almeno sulla carta, gli stessi requisiti contributivi attuali:
Tuttavia, la riforma interviene sulle cosiddette finestre mobili, cioè il periodo di attesa tra il momento in cui si maturano i requisiti e quello in cui si riceve il primo assegno pensionistico.
Oggi questa attesa è di tre mesi, ma con le nuove regole aumenterà progressivamente:
In pratica, dal 2035 un lavoratore dovrà aspettare mezzo anno in più prima di incassare la pensione, pur avendo già maturato tutti i requisiti contributivi. Un allungamento che produce un risparmio per lo Stato, ma che pesa direttamente sui redditi dei futuri pensionati.
L’altra novità destinata a far discutere riguarda il riscatto degli anni di laurea, uno strumento utilizzato da molti lavoratori per anticipare l’uscita dal lavoro.
La riforma prevede una riduzione progressiva del valore contributivo degli anni universitari riscattati:
Dal 2035, quindi:
Il punto più contestato è che il costo del riscatto resta invariato: i lavoratori continueranno a pagare per tutti gli anni di studio, ma ne vedranno riconosciuta solo una parte ai fini pensionistici.
L’effetto combinato di finestre mobili più lunghe e riscatto laurea ridotto rischia di allungare in modo significativo la carriera lavorativa. Secondo le stime sindacali, dal 2035 un lavoratore con laurea magistrale potrebbe dover versare oltre 46 anni di contributi effettivi per accedere alla pensione anticipata.
Una soglia che tiene conto:
La Cgil ha duramente criticato la riforma, definendola una misura che rafforza indirettamente la legge Fornero e nega il diritto a una pensione dignitosa. Secondo il sindacato, penalizzare retroattivamente il valore del riscatto laurea viola i principi di equità e proporzionalità, soprattutto per chi ha investito nella formazione universitaria contando su regole diverse.
Non si esclude che, una volta approvata, la norma possa essere oggetto di ricorsi e contenziosi, soprattutto sul fronte costituzionale.
La riforma della pensione anticipata segna un ulteriore spostamento in avanti dell’uscita dal lavoro, senza dichiararlo apertamente. Il Governo punta a contenere la spesa previdenziale, ma il prezzo rischia di ricadere su una generazione di lavoratori già penalizzata da carriere discontinue e contributi frammentati.
Nei prossimi mesi il testo definitivo della Manovra chiarirà se queste misure verranno confermate o modificate, ma una cosa è certa: dal 2032 in poi andare in pensione anticipata sarà più difficile, più tardi e meno conveniente di oggi.