Molti pensano che, se il conto corrente è vuoto, un atto di pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione non abbia effetti immediati.
La recente sentenza n. 28520 del 27 ottobre 2025 della Corte di Cassazione smentisce questa convinzione: anche se il conto non ha fondi al momento della notifica, qualsiasi somma che vi entrerà nei 60 giorni successivi potrà essere bloccata e trasferita al Fisco.
Una decisione che ridefinisce i confini del pignoramento esattoriale e mette in guardia milioni di contribuenti italiani.
Il pignoramento è una procedura legale che consente ai creditori — nel caso del Fisco, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdeR) — di recuperare somme non pagate aggredendo i beni o i crediti del debitore.
Può riguardare beni mobili, immobili e anche crediti verso terzi, come il denaro depositato in banca.
La norma di riferimento è contenuta nel Libro III del Codice di procedura civile (artt. 543 e seguenti), mentre per il pignoramento fiscale si applica anche l’art. 72-bis del D.P.R. 602/1973.
La Cassazione ha stabilito che, una volta notificato il pignoramento, la banca diventa “custode” delle somme presenti e future del debitore.
In base all’articolo 546 del codice di procedura civile, l’istituto di credito non deve solo bloccare i fondi già depositati, ma anche tutte le somme che maturano nei 60 giorni successivi.
In altre parole, anche se il conto è vuoto al momento della notifica, ogni entrata successiva — stipendio, pensione, bonifico o accredito — sarà immediatamente vincolata e trasferita all’Agenzia delle Entrate-Riscossione fino a coprire il debito.
La Corte parla di un vero e proprio “periodo di cattura”: i 60 giorni che seguono la notifica non sono una pausa, ma un tempo di sorveglianza, durante il quale ogni euro che entra nel conto è già destinato al Fisco.
Il principio espresso nella sentenza chiarisce che:
Questo meccanismo, disciplinato dall’articolo 72-bis del D.P.R. 602/1973, rappresenta uno strumento particolarmente efficace per il recupero dei crediti tributari.
Molti contribuenti ritenevano che un conto incapiente o in rosso fosse, di fatto, impignorabile.
La Cassazione ha smentito questa tesi: il pignoramento non si limita al saldo attuale, ma aggancia automaticamente qualsiasi somma futura che transiti sul conto entro i 60 giorni.
Questo significa che:
Il pignoramento, dunque, si comporta come una “gabbia fiscale” temporanea, dalla quale non si può uscire finché il periodo non è terminato o il debito non è saldato.
Chi riceve un atto di pignoramento da parte di AdeR non è comunque privo di strumenti.
La legge consente di regolarizzare la propria posizione richiedendo una rateizzazione del debito.
Il contribuente può:
Inoltre, dopo alcune rate regolarmente pagate, è possibile richiedere la riduzione o la cancellazione di eventuali ipoteche sui beni, a determinate condizioni.
La pronuncia della Cassazione n. 28520/2025 conferma un principio chiave:
il pignoramento esattoriale può colpire non solo ciò che già esiste, ma anche ciò che entra in futuro sul conto del debitore.
Un segnale chiaro di rigore fiscale, ma anche un monito a non sottovalutare le notifiche di pignoramento, anche quando il saldo è zero.
Il consiglio degli esperti è di intervenire subito, chiedendo assistenza legale o procedendo a una rateizzazione, per evitare che il conto venga svuotato automaticamente nei 60 giorni successivi.