Nel 2025, chi presenta la dichiarazione dei redditi con modello 730 può vedersi riconosciuto un credito d’imposta in seguito a trattenute in eccesso, detrazioni spettanti o versamenti errati. Tuttavia, il rimborso fiscale non è sempre automatico: l’Agenzia delle Entrate può disporre controlli preventivi, con conseguente sospensione temporanea del pagamento.
Quando scatta il controllo preventivo
Il controllo può essere attivato in diverse situazioni:
- quando il rimborso IRPEF supera i 4.000 euro (art. 5, comma 3-bis, D.Lgs. 175/2014);
- quando la dichiarazione presenta dati incoerenti o anomalie, come detrazioni sproporzionate rispetto al reddito;
- se il contribuente ha debiti fiscali pendenti, anche già iscritti a ruolo.
Il versamento del rimborso, che normalmente avviene tramite sostituto d’imposta (datore di lavoro o INPS), viene in questi casi bloccato e spostato a una fase successiva, direttamente gestita dall’Agenzia delle Entrate.
Tempi per il pagamento dopo il controllo
La normativa prevede che, in caso di verifica, il rimborso venga effettuato entro sei mesi dalla scadenza del termine per la presentazione del 730, salvo riscontri di irregolarità. Se non emergono anomalie, la somma spettante viene versata entro tale scadenza direttamente dall’Agenzia delle Entrate.
Nuova soglia di controllo: 500 euro
Una delle novità introdotte dal Decreto Riscossione (D.Lgs. 110/2024) riguarda l’ampliamento del campo di applicazione dei controlli. Per i rimborsi relativi al periodo d’imposta 2024, se l’importo del credito fiscale supera 500 euro (interessi inclusi), l’Agenzia effettuerà un controllo per verificare l’eventuale presenza di debiti non saldati da parte del contribuente.
Compensazione obbligatoria dei debiti fiscali
Se dalla verifica emergono debiti iscritti a ruolo, il Fisco non procede con il rimborso immediato ma attiva una proposta di compensazione. Il contribuente riceve una comunicazione con la possibilità di:
- accettare la compensazione, saldando il debito con il credito maturato;
- rifiutare, mantenendo però bloccato il rimborso, che potrà essere aggredito dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione entro il 31 dicembre dell’anno successivo.
Questa procedura si applica anche in caso di mancato riscontro da parte del contribuente entro 60 giorni dalla notifica della proposta.
Cosa succede in caso di rifiuto o mancata risposta
In caso di rifiuto esplicito o di mancata risposta:
- il credito d’imposta viene congelato;
- l’Agenzia delle Entrate-Riscossione potrà procedere all’esecuzione forzata, recuperando le somme spettanti per coprire il debito iscritto a ruolo.
Comunicazioni e possibili sanzioni
Nel caso in cui i controlli rilevino errori formali o incongruenze, il contribuente può ricevere:
- una comunicazione di irregolarità, con possibilità di rettifica;
- oppure, nei casi più gravi, l’avvio di un procedimento sanzionatorio.
Conclusioni
I rimborsi fiscali rappresentano un diritto per il contribuente, ma sono subordinati a verifiche mirate. Con l’entrata in vigore delle nuove soglie di controllo e delle procedure di compensazione automatica, è sempre più importante conoscere il funzionamento del sistema fiscale e monitorare la propria situazione debitoria per evitare blocchi e azioni di recupero forzato.