Sempre più spesso, nei contratti bancari sottoscritti da cittadini e famiglie si celano costi non evidenti che fanno lievitare le spese di gestione di un conto corrente. Tra commissioni poco trasparenti e oneri accessori, molti clienti si trovano a sostenere spese che non erano state chiaramente indicate. Tuttavia, la normativa italiana offre precise tutele per ottenere il rimborso in caso di addebiti non conformi.
Tra le voci più comuni che incidono sui costi del conto corrente troviamo:
Prima di sottoscrivere un contratto, è essenziale leggere attentamente tutte le clausole e verificare che i costi siano esplicitati in modo chiaro e trasparente.
Secondo l’art. 117 del Testo Unico Bancario (TUB), le condizioni contrattuali, comprese le commissioni, devono essere comunicate in forma scritta e trasparente. Il successivo art. 117-bis regola in modo specifico le aperture di credito, stabilendo che:
Se si sospetta di aver pagato commissioni irregolari o non dovute, è possibile seguire questi passaggi:
Occorre recuperare:
Nel caso di estinzione anticipata di un finanziamento, è possibile chiedere il rimborso proporzionale delle spese iniziali riferite al periodo non goduto. Ad esempio, se un prestito viene estinto a metà, si può richiedere il 50% delle spese non maturate.
La richiesta deve contenere:
È consigliato inviare la comunicazione via raccomandata A/R o PEC.
Se la banca non risponde entro 30 giorni o rigetta la richiesta, è possibile attivare una procedura extragiudiziale gratuita davanti all’ABF, che offre una valutazione indipendente. Se l’esito è negativo, resta la possibilità di ricorrere al giudice.
Il termine ordinario di prescrizione è di 10 anni, a partire dalla data dell’addebito contestato (art. 2946 c.c.).
Tuttavia, esistono alcune eccezioni:
Quando si è vicini alla scadenza dei termini, è possibile interrompere la prescrizione inviando una diffida formale o avviando una procedura legale, così da azzerare il conteggio del tempo e tutelare i propri diritti.