Dal 1° gennaio 2026, il prezzo delle sigarette e dei prodotti da fumo aumenterà sensibilmente. Lo ha stabilito il Governo Meloni nella Legge di Bilancio 2026, che prevede un incremento progressivo delle accise su sigarette tradizionali, tabacchi lavorati, sigari e anche su sigarette elettroniche e liquidi da svapo.
Il rincaro potrebbe arrivare fino a +1,50 euro a pacchetto entro il 2028, ma gli aumenti inizieranno già dal prossimo anno, con ritocchi annuali. L’obiettivo è duplice: reperire risorse per finanziare la Manovra e, al contempo, scoraggiare il consumo di prodotti nocivi per la salute.
Secondo il Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles, i rincari saranno distribuiti in tre anni:
Il Ministero dell’Economia prevede di incassare circa 200 milioni di euro l’anno grazie all’aumento delle accise.
Attualmente, oltre il 70% del prezzo finale delle sigarette è composto da tasse:
Con la nuova manovra, l’Italia si confermerà tra i Paesi europei con la pressione fiscale più alta sui prodotti da fumo.
Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha dichiarato che gli aumenti saranno “progressivi e sostenibili”, con l’obiettivo di evitare manovre correttive nel corso dell’anno e di tutelare la salute pubblica.
Il fumo è una delle principali cause di morte evitabile in Italia. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, fuma:
Gli aumenti fiscali potrebbero avere un effetto collaterale: la crescita del mercato nero del tabacco.
Secondo un report Ipsos del 2024:
L’aumento delle accise sul tabacco è una misura fiscale dal forte impatto sociale: da un lato potrebbe ridurre il consumo e migliorare la salute pubblica, dall’altro rischia di spingere sempre più persone verso l’illegalità, soprattutto in un contesto di difficoltà economiche.
Il dibattito è aperto: servono misure complementari, come campagne di sensibilizzazione, controlli più serrati e alternative accessibili per chi vuole smettere di fumare.