Dal 1° gennaio 2026 cambia radicalmente il destino del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) per i nuovi lavoratori assunti. Una riforma allo studio del Governo introduce il meccanismo del silenzio-assenso, che prevede il conferimento automatico del TFR alla previdenza complementare, salvo esplicita opposizione del dipendente.
La misura, inserita tra gli emendamenti alla legge di Bilancio, punta a rafforzare il secondo pilastro pensionistico e ad aumentare l’adesione ai fondi pensione, storicamente bassa in Italia rispetto ad altri Paesi europei.
Con la nuova disciplina, chi avvia un rapporto di lavoro dal 2026 non dovrà più compilare moduli o presentare richieste per aderire a un fondo pensione:
👉 il TFR verrà versato automaticamente al fondo di previdenza complementare previsto dal contratto collettivo nazionale (CCNL) applicato.
In assenza di una scelta esplicita, il datore di lavoro provvederà al versamento periodico del TFR maturando direttamente nel fondo individuato dal contratto.
Si tratta di un’inversione completa rispetto al sistema attuale, in cui l’adesione alla previdenza complementare avviene solo su iniziativa del lavoratore.
Il lavoratore mantiene comunque il diritto di scegliere.
Per evitare che il TFR confluisca nel fondo pensione, sarà necessario:
In assenza di questa comunicazione esplicita, il silenzio verrà interpretato come consenso.
La riforma è sostenuta in particolare dalla Lega e dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, con l’obiettivo di:
Secondo le proiezioni demografiche, senza un secondo pilastro previdenziale molti lavoratori rischiano assegni pensionistici insufficienti a mantenere il tenore di vita.
Uno dei principali ostacoli che in passato ha frenato la riforma riguarda la copertura finanziaria.
Il conferimento automatico del TFR ai fondi pensione comporta infatti un minor afflusso di liquidità all’INPS, stimato tra 500 e 600 milioni di euro annui.
Risorse che oggi vengono utilizzate come tesoreria per il pagamento delle pensioni correnti.
Nonostante ciò, il Governo ritiene che il beneficio strutturale di lungo periodo superi le criticità di breve termine.
Il silenzio-assenso sul TFR segna un passaggio culturale e previdenziale rilevante:
la previdenza complementare diventa l’opzione standard, non più l’eccezione.
Per i nuovi assunti dal 2026 sarà quindi fondamentale conoscere le regole e valutare attentamente se aderire al fondo pensione o mantenere il TFR secondo le modalità tradizionali, perché non decidere equivarrà a scegliere.